20 marzo 2023

" Operatori e cose" di Barbara O'Brien

di Marigabri

        Negli anni Cinquanta una giovane donna americana, intelligente, attiva, perspicace, si trova improvvisamente a interagire con una serie di personaggi che dicono di chiamarsi Operatori e che cominciano a suggerirle con forza tutto quello che lei deve fare.

       Ad esempio licenziarsi dall’azienda presso cui lavora, cominciare una lunga e rapida fuga su aerei e autobus che la porteranno dall’altra parte degli States, rispondere coerentemente a medici, psicologi e impiegati di banca senza esserne razionalmente consapevole e, insomma, via via a partecipare di un mondo parallelo in cui Operatori occulti agiscono sulle Cose (gli esseri umani) manipolando i loro pensieri, condizionando i loro desideri, impadronendosi infine della loro vita quotidiana per manovrarla a loro insaputa.

       Solo lei può vederli e ascoltare i loro incessanti discorsi. Da impazzire, no? E infatti.

       Questa inaudita esperienza diventa una sorta di una proiezione del potere assoluto dell’inconscio: prende la forma di una rappresentazione teatrale che si agita dentro il cervello.

        Il teatro però è la realtà ed è sulla realtà che gli Operatori inducono la loro “Cosa” ad agire. Il rischio è di essere presi in ostaggio dall’istituzione psichiatrica che per “curare” la schizofrenia, al tempo degli eventi, non ha altri mezzi che l’elettroshock.

       Lucidamente riassume Barbara O’Brien: “la vostra mente è scissa e la sua parte subconscia, non più sottoposta al vostro controllo consapevole, mette in scena uno spettacolo privato solo per voi. […]  La sola cosa che vi può aiutare a quel punto è il demone al comando: la vostra stessa mente inconscia.”

       Ed è proprio seguendo le direttive della mente inconscia, i cui frammenti si personalizzano diventando Operatori, che Barbara riuscirà a guarire dalla schizofrenia: quando i personaggi finalmente si dissolveranno e la sua mente diventerà una spiaggia vuota dove un remoto sciabordio di onde si tradurrà in linguaggio intuitivo mostrandole via via i modi per uscire dalla gabbia della sua mente.

       Negli anni Settanta l’autrice, usando uno pseudonimo, scrive questo resoconto, raccontando non solo la sua esperienza di allucinante scissione schizofrenica ma anche azzardando delle ipotesi sul suo significato : come se il lavoro dell’inconscio fosse quello di riparare i guasti mentali prodotti dalla pressione di un ambiente lavorativo dominato da feroce competizione e bieco arrivismo, nel tentativo di giungere alla salvezza dell’integrità individuale in senso lato.

       E poiché le cause della schizofrenia e i processi per giungere alla sua guarigione sono ancora oggi soltanto delle ipotesi, il dettagliato racconto della malattia e lo studio intrapreso dalla O’Brien sul suo stesso caso è un’esperienza di lettura quanto mai insolita e affascinante.

Barbara O'Brien. Operatori e cose. Adelphi.

 

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