27 marzo 2023

“Qualche giorno fa ho annusato la terra” di Andrea Appetito

 

                    foto di Gianni Quilici

         La strada che conduce in collina è costeggiata dalle arature dei cinghiali. Dove il vento e gli umani accumulano rifiuti, il grugno in cerca di cibo ha sollevato la terra che tracima sull'asfalto.

        Per quanto è possibile, cerco di evitare la strada asfaltata e percorro sentieri o scampo sull'erta della collina seguendo il calpestio delle capre e delle pecore che si arrampicano su ascese ritte e assolate. Lì è possibile che sbuchi un biacco, giallo e verde, la parte anteriore eretta e luminosa.

       In cima alla collina le nubi bianche del mattino si diradano in foschia che appanna il verde nuovo dei prati. Sui sentieri, tra le rovine del teatro romano, turisti in visita e ciclisti, donne uomini bambini cani, ciascuno al suo passo, ciascuno immerso nello splendore austero e modesto di una collina spoglia che già soffre la siccità futura.

      Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo - ha scritto Camus - Bisogna immaginare Sisifo felice. Forse dovremo immaginare la terra felice nei mesi che verranno, negli anni siccitosi che trasformeranno la terra in talco, quando i semi cadranno crepitando senza futuro.

       Qualche giorno fa ho annusato la terra, era rossa odorosa ma non abbastanza. Sembrava aver passato il punto di cottura primaverile, era svanita la fragranza di linfe mescolata all'eco autunnale di funghi e batteri. Era più simile a un mattone uscito da una fornace.

       Dobbiamo immaginare la terra felice e distendere l'arco plantare, immergere ogni passo anziché sorvolare, pensare con i piedi e smettere di sversare veleni dalla mente. Per quanto è possibile, dobbiamo immaginare la terra rorida. Glielo dobbiamo. Speriamo che tutte le voci poetiche, le acque anonime, si levino, come il coro di una antica tragedia, e bagnino di grazia la terra assetata.

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