di Marigabri
“Maigret prese tempo. Non si era mai sentito così umiliato in vita sua e le
dita stringevano talmente la pipa spenta che erano diventate bianche.”
Eh già, perché adesso l’accusato è proprio lui, Maigret, e l’interrogatorio
che è costretto a subire a opera di un giovane arrogante pivello, che però si
ammanta del titolo di questore, lo offende fino a desiderare di accogliere il
non troppo velato invito del suo superiore a dare le dimissioni e ricorrere
alla pensione anticipata.
Nessuno dei suoi fedeli collaboratori, né la dolce signora Maigret, e
tantomeno gli affezionati lettori possono prestar fede all’accusa paradossale
che una giovane di buona famiglia non ha esitato a pronunciare contro il
celebre commissario.
Ma quale macchinazione stia dietro a questo assurdo imbroglio sarà suo
compito svelare. Vincendo l’amarezza, lo sconforto e pure la rabbia che la sua
reputazione sia compromessa e la sua onorevole carriera messa a repentaglio
dalla chiacchiera balorda di una giovincella oziosa.
Maigret comincia dunque la sua ricerca aspettando che la rete lanciata
apparentemente a caso verso acque infide riesca a intrappolare il grosso pesce
che ha ordito l’inganno.
Le inconfondibili atmosfere parigine ci accompagnano, deliziandoci, lungo
tutto il percorso.
Georges Simenon. Maigret si difende. Adelphi.
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