A
Pisa esiste una piccola bottega artigiana di una tessitrice che a partire dal
2007 con abilità e coraggio ha aperto il suo laboratorio in senso classico: “una
bottega dove si lavora, si insegna, si fa arte”. L’ho intervistata e lei
gentilmente mi ha accompagnato nel suo percorso di lavoro e di vita.
Come è nata la tua passione
per la tessitura? È stato un approccio graduale o un colpo di fulmine e una
folgorazione?
Si
è stata una folgorazione. La tessitura fa parte di un mio percorso personale.
Mi sono trasferita da Milano in Toscana, giovanissima, in particolare per
motivi di studio, mi ero infatti iscritta al corso di pedagogia a Firenze. Dopo
un anno dove avevo fatto un solo esame, dopo essermi trasferita da Milano a Pisa
e non aver concluso bene l’anno accademico; ho chiesto un periodo sabbatico ai
miei genitori perché inevitabilmente il mio destino sarebbe stato quello di
rientrare a Milano ed io non volevo. I miei genitori hanno accordato di
mantenermi senza un obiettivo, se non capire cosa volevo fare nella vita.
Dunque
la domanda era: ora cosa faccio? cosa voglio fare nella vita?. Un giorno
camminando per Pisa mi sono data la risposta poiché mi sono sempre piaciuti i
travestimenti, i vestiti, gli sfarzi, la musica, io volevo fare la cantante, anzi
avevo studiato da cantante ero un soprano di lirica. Comunque tornando alla mia
risposta, il processo per arrivare ai vestiti è stato chiedersi e capire come
si costruiscono i tessuti, mi sono quindi adoperata per cercare nella mia zona
un posto dove si vedesse il processo di costruzione, spinta da non so quale
istinto. Nella mia vita ho incontrato molte maestre tessitrici: la prima a
Lucca, Lucia Nesi che ancora adesso è mia amica, è colei che mi ha accolta a
casa sua, con il suo telaio e mia ha dato le prime lezioni. Il problema, purtroppo
è che io cercavo altro; la tessitura è molto noiosa se non conosci il disegno,
così mi sono messa a cercare altro. Avevo tre indirizzi uno dei quali mi
indicava il nome di Graziella Guidotti. Quando ho visto il suo laboratorio mi
sono detta “qui devo stare”.
Ho
lasciato così l’università e ho detto ai miei genitori che avrei iniziato a
studiare tessitura. Dopo un’iniziale reazione negativa questi hanno
acconsentito e mia mamma mi ha regalato questo telaio con il quale sto
lavorando. Da lì poi non ho più smesso! Ho continuato sempre a tessere. Per
mantenermi gli studi ho cominciato a scrivere, sono diventata giornalista e per
un periodo facevo solo la giornalista, sempre tenendo il telaio in casa e
tessendo cose per me.
Ho
sempre seguito la tessitura come se fosse la mia passione mentre lo scrivere era
il mio primo lavoro. Non dimentichiamo che testo
viene dal participio passato del verbo tessere
(dal lat. textus, testo) e scrivere è come tessere, tessere è come scrivere,
così come comporre un componimento musicale quindi sono tutte forme di
linguaggio. Lo scrivere è stato per me il passo precedente al tessere.
Quando hai avviato la tua
attività?
Ho
avviato l’attività nel 2007 dopo essermi assestata sentimentalmente. Io che ero
sempre con la valigia in mano, inqueta. Ho trovato dopo molto tempo il mio
equilibrio, la mia famiglia e dopo i miei due figli mi sono sentita pronta per
il mio sogno iniziale: aprire una bottega alla luce di quello che avevo
imparato, dalle maestre tessitrici varie e non solo, dal giornalismo e dalla Vita-Maestra.
Dunque una bottega dove produrre. Dopo il secondo figlio ho deciso di avviare
questa attività che è stato come partorire un terzo figlio, nottate,
difficoltà, inizialmente nessuno mi credeva ma alla fine ce l’ho fatta, eccomi
qua al lavoro.
Dico sempre che il mio laboratorio
l’ho avviato secondo un’impostazione classica, quella vasariana, cioè si
produce, si insegna e si fa arte, perché l’artigiano è questo. Non c’è artista
che non sia prima artigiano, il talento è retto dalla tecnica e viceversa.
Dopo l’apertura della bottega sono anche diventata socia
fondatrice dell’
Associazione Coordinamento Tessitori
Italiani (www.tessereamano.it) che
raccoglie più di trecento iscritti. Dal 2009 sono presidente dell’Unione
per l’Artigianato Artistico della C.N.A. di Pisa. E poi lavoro molto con Artex,
ente che promuove l’artigianato artistico della Toscana (www.artex.firenze.it).
Quali sono le qualità personali per essere un buon tessitore?
La tessitura è per ognuno qual’ cosa
di diverso. Per me è un codice di comunicazione. Per me è uno strumento con il
quale esprimermi. Non voglio diventare una brava designer, io voglio esprimermi,
perché la tessitura è anche dialogo. Per me la tessitura è un veicolo per
conoscermi e conoscere gli altri. In quanto insegnante, da come uno si avvicina
al telaio e tesse io riesco a capire o intuisco delle cose. Una grande qualità
educativa della tessitura è che ti costringe ad essere presente nel momento,
devi essere presente perché devi coordinare il pensiero con l’azione. Se non
sei presente rischi di sbagliare e ricominciare d’accapo. Per quanto riguarda
la tessitura il lavoro è diversificato c’è l’idea, il progetto e poi c’è la
fase esecutiva dunque più fasi: una parte creativa, una parte tecnica, la parte
di espressione e la parte dell’abilità artigiana. E’ un lavoro fantastico che
ti permette di incontrare tanta gente ma quello che mi da maggior soddisfazione
è l’insegnamento. Tra i miei progetti c’è “l’artigianato a scuola” svolto nelle
scuole di Pisa. E poi devi sapere che quando ho avviato l’attività cercavano un
insegnante di tessitura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, in
quanto cultrice della materia ho insegnato tecnica tessile e disegno tessile presso
l’Università, un’esperienza fantastica per tre anni. La scoperta dell’insegnamento
è stata per me inaspettata, bellissima e non l’ho più abbandonata.
Quali sono i materiali che adoperi?
Uso materiali che hanno un
significato: materiali pregiati come la seta, il caschmire, l’alpaca, oppure il
lino, tanto lino e poi anche materiale appunto con un significato ovvero la
lana garfagnina che riguarda un percorso di filiera corta. Un materiale che
abbia un significato perché è difficile competere nel mercato, così mi
distinguo per il materiale, per le cose su misura oppure su creazione mia.
Puoi parlare della tua ultima creazione e su cosa stai lavorando?
Sto lavorando a campionature di
tende. In questo momento poi si produce anche per il Natale, sto lavorando su
dei cestini di lana garfagnina e delle stole, accessori moda e qualche runner per
la tavola. Oggetti che devono essere pezzi unici, che non trovi nel mercato
seriale.
In quanto artigiana, mi devo
distinguere e devo fare cose che nessuno ha e soprattutto con un significato.
Dopo il Natale ci sarà la produzione primaverile/estiva perché per preparare un
lavoro ci vuole molto tempo. Con l’arrivo dell’autunno si attivano poi i corsi
si programma l’anno; come per la primavera anche l’autunno è una stagione molto
impegnativa.
Progetti per il futuro: eventi, mostre, fiere?
Con le fiere per il momento mi
astengo poiché negli ultimi anni ho lavorato molto nelle fiere. Ora mi sto dedicando
al commercio estero, non più Europa ma Stati Uniti.
Una novità di quest’anno è
mettere a disposizione il mio lavoro per coloro che hanno dei disagi psichici. L’arte
della tessitura come forma di riabilitazione psichica.
Come si riesce a coniugare uno strumento del passato con le esigenze
del mondo d’oggi?
La tessitura è in realtà un
linguaggio modernissimo; da qui arriva il linguaggio del computer!. La
tessitura è attuale nel momento in cui io la utilizzo come un mio codice di
comunicazione e poi anche la pittura è un mezzo antico. Sta nell’artigiano
rinnovarsi, l’artigiano deve imparare ad utilizzare mezzi di comunicazione
quali la Rete (l’uso del sito e dell’e-mail) soprattutto a partire dai mezzi
tecnologici. Io ora con il mio telefono ho la possibilità di vedere subito
l’e-mail senza accendere il computer e poi scannerizzo i miei disegni, li
spedisco e li catalogo.
Il problema è alleggerire gli
archivi e velocizzarli. Sto cercando di indirizzarmi verso una maggior
tecnologia e portare gli artigiani, come me, verso questa direzione per
imparare a comunicare e gestire la propria attività. L’artigiano non è un
manager ma al giorno d’oggi ti si chiede di esserlo. L’impresa artigiana deve
essere “bottega-azienda” e non più solo “bottega”. Risulta prioritaria la
necessità coltivare una cultura imprenditoriale: la promozione on line,
e-commerce dunque il sito, l’artigiano ha necessità di gestire tutto e può
arrivare ovunque attraverso il canale informatico e tecnologico. L’artigiano da
solo deve incarnare la creazione la comunicazione, l’amministrazione e non è
facile.
Prima di concludere vorrei condividere una riflessione: nel recupero
del lavoro artigianale della tessitura c’è un aspetto etico del lavoro?
Assolutamente si, innanzi tutto
verso me stessa: mi preservo. E poi quando tu dici qualcosa di vero e passi
un’esperienza “vera” i giovani lo sentano. Il futuro ha bisogno di verità e
contenuti. Qualsiasi contenuto che tu dai che sia la tessitura, il caseificio,
la scrittura, se passi qualcosa di autentico, con professionalità e lo sai
fare, con umiltà perché non esiste il Maestro, quello che sa tutto, tu ti
cerchi i maestri tuoi. Qualsiasi cosa che abbia contenuto è portatore di
futuro. Io credo che il mio lavoro sia attualissimo l’unica cosa è importante
che l’artigiano si rinnovi. Io continuo sempre a studiare e anch’io dopo essere
stata per molto tempo allieva ora comincio ad avere un mio metodo e un mio
stile.
Ora concludo io con una
riflessione “la chiave è trovare quello che ti piace e farlo perché da li che l’energia
sgorga senza fine”.
Per saperne di più: www.lauradecesare.it
Nessun commento:
Posta un commento