di Gianni Quilici
Siamo a Parigi, anno 1929: dal vecchio orologio de l'Institut la visuale con il ponte sulla
Senna e lo sfondo monumentale del Louvre. Ma non ci fosse l'orologio,
la foto avrebbe un'importanza documentaria. L'orologio con la lancetta e i numeri romani dà invece alla foto il
“tocco” d'autore.
Provo a dire perché.
Primo: crea una distanza tra il primissimo piano del dettaglio
dell'orologio e il campo medio-lungo dello
sfondo. Di più: un contrasto
cromatico tra la nettezza aggressiva del nero ed il chiarore-grigiore del resto.
Secondo: perché l'insieme di questi elementi forma una contaminazione: a
un quadro placidamente naturalistico si sovrappone violentemente una sorta di
incisione variamente grafica, che destruttura la compostezza della foto,
sorprende l'occhio.
Terzo: perché quella statua che sembra guardare quei corpi che passeggiano,
scuri su ponte grigiastro, è scolpita doppiamente in quel preciso attimo del
Tempo che fugge, sia dall'orologio che dallo scatto fotografico.
Infine: l'insieme di questi elementi ha la forza di colpire immediatamente
l’occhio, al di là di ogni ragionamento. E tuttavia osservandola, come ho
cercato di fare, affina sguardo e percezioni, vocabolario e idee.
André Kertész
(Budapest, 2 luglio 1894 – New York, 28 settembre 1985) è stato un fotografo
ungherese che ha però svolto la maggior parte della propria carriera artistica
tra la Francia e gli Stati Uniti.
Prendo da
Wilkipedia:
“Tra i maggiori
fotografi del XX secolo, il suo lavoro ricevette notevoli riconoscimenti e fu
di inspirazione per importanti artisti e fotografi suoi contemporanei. Dimostrò
come qualsiasi aspetto del mondo, dal più banale al più importante, meriti di
essere fotografato. Di carattere introverso, guidato principalmente
dall'intuito, la sua opera è difficilmente classificabile. Nonostante la strada
sia stata il soggetto principale e più stimolante delle sue fotografie, non era
interessato alla cronaca o agli importanti eventi mondani, quanto alla
possibilità di mostrare attraverso i grafismi delle moderne metropoli la
felicità silenziosa di un istante”.
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