«Il film è un trattato
mitologico. Il suo significato va ricercato a un livello
viscerale e psicologico piuttosto che grazie a una specifica spiegazione
letterale».
Queste
furono le parole con cui Kubrick, cinquant’anni fa, rispondendo ai vari
commenti alla prima del suo “2001 Odissea nello spazio”, cercò d’indirizzare lo
spettatore nella ricerca dei significati nascosti nel suo capolavoro.
È
questa dunque la bacchetta del rabdomante che dobbiamo usare per seguire il
percorso del personaggio, David, unico appiglio dello spettatore che trova in
lui subito una figura di riferimento, identificativa e al contempo
interpretativa della vicenda narrata.
Perché
anche David inizialmente “non sa nulla” di tutta la sua missione. Dietro di lui
si sente il lavoro occulto dei programmatori del famoso computer Hal
(translitterazione di IBM), ma si capisce che lui stesso è stato scelto soprattutto
per la sue doti fisiche: la sua atleticità, la sua calma, la sua meticolosità e
così via, piuttosto che per le sue abilità intellettuali.
Ma
è così che deve iniziare ogni “fiaba”, ogni narrazione mitologica: il
protagonista dev’essere un ingenuo, uno sprovveduto che segue, mettiamo, un
sentiero nel bosco, il paesaggio impervio e misterioso per eccellenza, che nel
film si trasforma nello “spazio” inabitato.
Lo
spettatore è più informato di lui perché ha già assistito alla premessa del
racconto. Una lunga premessa che parte dal mondo delle scimmie, i primati in
lotta fra loro, e dalla pietra nera che porta “il senno” nell’universo
degl’istinti. Ma di questo David non sa niente. Lui è di umili origini, come si
deduce dalla scena dei due genitori che festeggiano on line il suo compleanno
dinanzi ad una modesta torta con le candeline. Quindi si può immaginare che sia
cresciuto studiando materie tecniche in un qualche istituto scolastico di
provincia. Tutto qui.
E
ora si trova a tu per tu con un mostro di sapienza, un computer che parla e
pensa come un essere umano, che sa tutto della missione da compiere.
David
sa tutto dei congegni dell’astronave ed è capace di cambiarne i componenti
andati in avaria, ma non conosce la ratio profonda della sua missione, il
computer sì.
Il
mostro di sapienza, l’intelligenza astratta per eccellenza, tende a fare a meno
dell’apporto umano, anzi tende a distruggere l’intervento umano nelle scelte
decisive.
E
quando l’uomo riesce a penetrare nel meccanismo
dell’intelligenza artificiale e comincia a smontarlo pezzo dopo pezzo,
l’elaboratore-mostro Hal s’impaurisce e ne segue un dialogo pausato accompagnato
dal ritmo di un respiro come quello di un cetaceo, sentito da dentro al suo
ventre.
Hal:
Ma cosa hai intenzione di fare,
David? David... credo di aver diritto ad una risposta alla mia domanda. So che
qualcosa in me non ha funzionato bene. Ma ora posso assicurarti, con assoluta
certezza, che tutto andrà di nuovo bene.
Ho ancora il massimo entusiasmo e la
massima fiducia in questa missione... e voglio aiutarti. David fermati.
Fermati, ti prego. Fermati David. Vuoi fermarti David? Fermati David. Ho paura.
Ho paura David.
La mia mente se ne va. Lo sento... la mia mente svanisce... non c'e' alcun dubbio... lo sento... lo sento... lo sento...
La mia mente se ne va. Lo sento... la mia mente svanisce... non c'e' alcun dubbio... lo sento... lo sento... lo sento...
Buongiorno, signori. Io sono un
elaboratore Hal 9000. Entrai in funzione alle officine Hal di Verbana nell’Illinois
il 12 gennaio 1992. Il mio istruttore m’insegnò anche a cantare una vecchia
filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarvela.
David:
Sì, vorrei sentirla. Cantala per me.
Hal: ……… Si
chiama Girogirotondo… Giro-giro-toondo io giro intorno al moondo…Le
steeellee…d’argeeentooo…costancinqueceeentoo…Centoaa…cinquaaantaeoolao…glinaaa…caooonta…oaaaaooaoo…oooo….
(rumore incomprensibile)
Si
accende un monitor: Buongiorno, signori.
Queste sono comunicazioni registrate precedentemente alla vostra partenza e che
per motivi di segretezza di estrema importanza erano note a bordo durante la
missione soltanto al vostro elaboratore Hal 9000
Tutta
questa sequenza non è altro che l’uccisione del drago da parte di Sigfrido nel
poema dei Nibelunghi.
Sigfrido
uccide il drago e il drago, morendo, gli rivela il canto degli uccelli e il
segreto dell’invulnerabilità.
David
uccide Hal e dal ventre di Hal un monitor gli rivela il segreto della sua
missione. Adesso David è solo e deve “navigare” alla ricerca della pietra nera.
Se
mai ci fu pietà per una macchina, che scrittori o registi hanno cercato di
trasmettere al lettore o allo spettatore, questo è un caso esemplare. Kubrick
ha felicemente ottenuto questo effetto tramite due elementi: il respiro di
sottofondo e la riduzione di Hal a bambino balbettante. Il tutto con il volto
di David in primissimo piano che s’imperla via via di sudore dietro la maschera
a ossigeno.
Grandissimo
Kubrick!
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