15 gennaio 2020

"Autodifesa di Caino" di Andrea Camilleri






di Silvia Chessa

Dal peso di pochi grammi e dal volume di un'ottantina di pagine, "Autodifesa di Caino" contiene un pezzo dell'anima del maestro Andrea Camilleri, un suo lascito, ed anche il basamento di quello che sarebbe stato un suo monologo spettacolo, programmato per il 15 luglio 2019 alle Terme di Caracalla di Roma  (dopo quello, indimenticabile, su Tiresia, portato in scena nel 2018, al teatro Greco di Siracusa).


Inventandosi un'immaginaria e dotta autodifesa di Caino, il “contastorie” (come amava definirsi) Camilleri trae le mosse da questa biblica figura del male per scuoterci nelle fondamenta dei nostri stereotipi e sovvertire semplicistici schematismi sul male e sul bene. 

Per farlo, chi meglio di Caino: il male per antonomasia, assassino fratricida, ma, come ci dimostra Camilleri, anche simbolo necessario a Dio affinché capissimo che, senza il male, il bene non esisterebbe. Tanti gli insegnamenti che vengono da questa originale rilettura di Caino filtrata attraverso la vastissima cultura di Camilleri : e quindi da Borges ("Ora so che mi hai perdonato davvero (..) perché dimenticare è perdonare") a Dario Fo, dai padri della Chiesa a Dante, e ancora Metastasio, Byron, Hermann Hesse, Hugo, Unamuno e via elencando. 

Tra questi insegnamenti la nozione che male e bene sono presenti in tutti gli individui così come lo sono il maschile e il femminile con una preponderanza dell'uno o dell'altra che contraddistingue, in via di massima, i generi ma in modo variabile, senza una legge fissa, laddove invece l'omofobia rifiuta questa semplice constatazione e di questa variabile ne fa una malattia. 

Quindi, in questa concezione della storia e della genesi, è doveroso il rispetto dell'omosessualità e il rispetto delle donne (nate dalla stessa materia di Adamo !), nonché la necessità di ridestare noi ultime generazioni dalla nostra rassegnazione alla malvagità: in 150 anni di stermini, massacri, genocidi, pulizie etniche, stragi, attentati e femminicidi.. -dice, presentandosi, Camilleri-Caino- abbiamo fatto il callo agli assassini.


Con la sua naturalezza nell'esposizione e padronanza della materia Camillieri riesce persino a parlare di un lato borghese di Dio senza però cadere nella blasfemia, e a saltare da Max Weber a Malachia rendendo, con la sua ragionevolezza il suo intuito psicologico e la sua adesione all'umano, plausibili anche gli apparenti salti logici e cronologici.


Vale la pena riportare la sua citazione di Elie Wiesel:

" Abele non si muove. Non fa niente per consolare il fratello, né niente per divertirlo, per calmarlo. Lui, che è responsabile della prostrazione di Caino, non fa niente per aiutarlo. Non si duole di niente, non dice niente. È semplicemente assente, sta lì, senza esserci realmente. Sogna senza dubbio mondi migliori, cose sacre. Caino gli parla e lui non ascolta. O ascolta ma non sente. Ecco in che cosa Abele è colpevole. Di fronte alla sofferenza, di fronte alla solitudine, nessuno ha il diritto di nascondersi, di non vedere. Di fronte all'ingiustizia, nessuno deve voltarsi dall'altra parte. Chi soffre ha la precedenza su tutto  La sua sofferenza gli dà un diritto di priorità su di voi. Quando qualcuno piange -e questo qualcuno siete voi- ha dei diritti su di voi, anche se il suo dolore gli è inflitto dal vostro Dio comune".


Nel finale l'avvertimento di non condannare a morte i discendenti di Caino ma al contempo di non dimenticare in fretta il male che abbiamo causato si va a ad allacciare ad una bellissima citazione di una battuta dell'attore e regista Orson Welles (tratta dal film Il terzo uomo, di Carol Reed); e così, avvalendosi di un ennesimo e denso paragone (nel quale la poesia del cinema si cala nel momento storico), ci lascia ad interrogarci ancora sulla duplicità del male, che tutti ci riguarda, nessuno escluso.

Andrea Camilleri. Autodifesa di Caino. Sellerio.

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