Stamattina dal terrazzo si
sente la campagna lentamente fiorire. Quasi davanti a me due tortore volano
veloci giocando. Si notano sempre più insetti di nuovo affaccendati tra una
pianta e l’altra. Una delle gatte esplora le differenze del giardino tra ieri
ed oggi, l’altra si gode il sole sugli scalini. Una coccinella sul muro, una
lenta fila di formiche, due o tre cornacchie dall’alto di un albero, un piccolo
ragno sulla sua tela, uccellini zigzàgano nel cielo, una farfalla bianca…
Lo strano silenzio di questi
giorni amplifica i discorsi degli uccelli e la leggera brezza tra le foglie.
Gli strani pensieri di
questi giorni amplificano i colori della campagna. Amplificano la bellezza di
ciò che posso sentire di ciò che posso vedere di ciò che sempre è stato attorno
a me troppo spesso oscurato dalle impalpabili ma dense tende della quotidianità
vissuta di corsa all’ultimo respiro.
Lo strano trascorrere del
tempo di questi giorni amplifica la voglia di creare di progettare di dar vita
a belle idee e bei desideri. Di ri-costruire diversamente molte cose fino a
pochi giorni fa garbatamente accettate per nutrire quel famelico caotico
coacèrvo di compromessi imposto in cambio d’una sopravvivenza affaticata ed
incolore.
Lo strano isolamento di
questi giorni amplifica quell’energia da troppo tempo respinta e soffocata
nelle stanze intossicate dalla violenta economia globale senza senso e senza
speranza. Amplifica quell’immaginare forti decise appassionate colorate
pennellate per ridisegnare un’esistenza piena di umanità condivisa, lungo la
nostra meravigliosa comune strada tra l’arrivo e la partenza.
Lo strano dirompente mutare
di questi giorni amplifica una sensazione nel contempo terrificante e
liberatoria di irreversibile cambiamento. Di ri-nascita. Di riconquista dei
sensi delle emozioni, del ragionamento, del pensiero logico, della natura,
dell’essere noi stessi assieme a tutti gli altri, senza molti di quei
compromessi maledettamente intrinseci a quell’arrancàre tra falsi valori e
tradimenti di comodo che fino a pochi giorni fa ci rendeva accondiscendenti
sùccubi d’un insaziabile mòloch posto ad emblema della nostra presunta
paradossale immortalità.
Lo strano fluire della
ragione, in questa mattina di marzo, m’amplifica fortemente la convinzione
d’esser testimone, assieme a tutti gli altri esseri umani di questo maltrattato
pianeta, di un lunghissimo momento d’enorme entità da noi stessi seminato e
coltivato per lungo tempo. Un momento che ha nella sua essenza il movimento,
l’impulso, la dinamica temporale, che vogliono portare obbligatoriamente
altrove.
Lo strano silenzio di questi
giorni amplifica il desiderio, la volontà, la speranza, la improcrastinàbile
necessità di uno spostamento globale verso maggior percezione del mondo,
maggior consapevolezza della nostra esistenza, maggior valutazione dell’esser
tutti mutuamente vincolati, dopo aver attraversato questo nuovo straordinario
momento di crescita e di trasformazione.
Molte cose diverse devono
esserci nel prossimo futuro, molte cose devono inesorabilmente cambiare.
Altrimenti tutto ciò che sta accadendo si riduce ad una insostenibile inutilità
tra le braccia della più agghiacciante mostruosa mondiale umana idiozìa. Altrimenti forse
semplicemente non ci meritiamo di continuare l’essere umano.
La campagna, i fiori, le
piante, Le tortore, gli insetti, le gatte, la coccinella, le formiche, le
cornacchie, il ragno, gli uccellini, la farfalla, le foglie, tutti gli altri
esseri viventi, il pianeta, forse non se ne accorgerebbero neppùre e
continuerebbero modestamente naturalmente il loro meraviglioso viaggio attraverso
i loro arrivi e le loro partenze, istintivamente godendo per un àttimo del
pianeta e della loro breve intensa esistenza, permeàti da questo incomparabile
mondo che solo e soltanto noi abbiamo torturato continuativamente fino ad oggi…
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