09 giugno 2021

"Anna Edes" di Dezso Kosztolanyi

 

di Giulietta Isola

“Non l’hanno trattata come un essere umano, ma come una macchina. L’hanno resa una macchina. L’hanno trattata in maniera disumana. L’hanno trattata ignobilmente.”

Anna Édes è pungente, moderno, di straordinaria bellezza e semplicità, in qualche modo destabilizzante. 

       L’autore crea fin dalle prime pagine una forte tensione narrativa, un’atmosfera cupa ed oscura che riflette completamente gli animi dei protagonisti e che calza perfettamente alla storia. Siamo a Budapest nel 1919, primo dopoguerra, cade il regime comunista durato pochi mesi, i confini sono stati ritracciati, povertà ed invasioni devastano la città tormentata da rivoluzioni e controrivoluzioni, divisa tra chi è “un rosso” e chi no, sono gli esordi di un regime lungo e drammatico che toccherà al paese fino alla caduta del muro di Berlino. 

       Nel romanzo il contesto politico non è né marginale, né totalizzante, ma semmai è correlazione fra ciò che avviene all’interno dei salotti e ciò che avviene all’esterno con le marce militari ed i tumulti, il dialogo fra i due ambienti ,tratteggiato da Deszo con tocco impressionistico, arricchisce la storia dal punto di vista sociologico e psicologico. 

       Quasi senza accorgercene entriamo nella quotidianità della famiglia borghese Vizy. Angela, la signora, è assillata da un unico problema: trovare una cameriera che non le dia troppi fastidi, che sia pulita e che non consumi molto. "La compagnia delle serve è comoda per le padrone quanto l'amore delle ragazze di strada per gli uomini. Nel momento in cui non servono più possono essere mandate via." Del resto, è risaputo che in ogni rivoluzione come in ogni regime, le signore sono signore e le cameriere restano cameriere. 

      Anna Edes sembra incarnare la cameriera ideale, è “una figlia del popolo”, ha diciannove anni, mite, diligente e coscienziosa, pulita, discreta, di sobrie abitudini e lavoratrice instancabile. Inizialmente la ragazza mal si adatta alla nuova sistemazione, si sente estranea a quella casa abituata come era ad accudire bambini, la sola compagnia degli adulti la disturba, dorme con difficoltà nel lettuccio in cucina, ma deve adattarsi, si muove silenziosa fra le stanze, sembra quasi che venga assorbita dalle mura della casa restandone a tutti gli effetti aliena (il pensiero vola a Emerenc di La porta della Szabo). Di lei sappiamo pochissimo e quello che sappiamo è filtrato dagli occhi e dall’animo degli altri personaggi che la descrivono chiusa, introversa e molto triste. Questa giovane donna umiliata, defraudata, sottomessa sente su di sé il peso del mondo, cerca di sostenerlo, si piega sotto di esso fino a quando non ce la fa più. 

       Dezso Kosztolanyi è riuscito a portare in scena il dramma esistenziale, quel tipo di malessere che si nutre di solitudine, emarginazione e infelicità, di Anna non spiega le azioni, è impercettibile e sfocato il punto di rottura, eppure con la sua sottilissima, acuta ironia e con grande realismo fotografa Budapest ed i suoi abitanti con le loro mille contraddizioni, un mondo dove tutti divorano tutti nell’indifferenza prescritta dalle convenzioni sociali, evidenzia come le azioni di una persona spesso siano la diretta conseguenza di quelle altrui ed allora anche i tratti psicologici di Anna diventano improvvisamente più nitidi. 

       Scissioni e paradossi, luci e ombre, piccoli sprazzi di apparente felicità e tragici momenti di agonia creano un quadro lucidissimo di sfarzo e rovina. 

      Molti e ben caratterizzati i personaggi di servi e padroni cito Jancsi, giovanotto troppo ben vestito, orgoglioso schiavo dell’avere e dell’apparire al quale “mancava quell’empatia che considera la vita degli altri tanto fatalmente necessaria quanto la propria”, il dottor Moviszter, l’unico dotato di umanità, il più malato di tutti ma l’unico che vede lo stato di carenza e ipocrisia morale in cui versano i suoi simili. 

      Una lettura interessantissima che mette in evidenza le contrapposizioni sociali e disegna, al di là della cronaca dei fatti, una ironica e dolente commedia umana, la scrittura è frammentaria, bellissima ed elegante e poco importa se su Anna non è svelato tutto: del resto mai a nessuno sono importate le ragioni degli ultimi, donne, bambini e poveri, le ragioni dei diversi. 

         Un grande incontro letterario che consiglio moltissimo.

 ANNA EDES di DEZSO KOSZTOLANYI ANFORA EDIZIONIE TRADUZIONE di ANDREA RENYI e MONIKA SZILAGYI Euro 17,00

1 commento:

Gianni Quilici ha detto...

Mi hai convinto a comprarlo e a leggerlo. C'è bisogno di scoprire sempre e le recensioni, quando sono argomentate servono anche, e non solo, a questo