di Marigabri
Al culmine
della felicità per una vita che ha realizzato i suoi intenti, Carrère progetta
di scrivere Yoga, un piccolo libro che distilli l’essenza della sua lunga
pratica di meditazione.
Ma sul più bello, è proprio il caso di dirlo, la sua esistenza subisce un tracollo improvviso, un rovesciamento radicale. Ecco che lo scrittore si trova ad affrontare il suo personale Avversario: “un ego ingombrante e dispotico” che lo porterà al ricovero in clinica psichiatrica, con una diagnosi di “disturbo bipolare di tipo 2”.
Ma poiché la scrittura, per Carrère, è il territorio della verità e la letteratura “è il luogo in cui non si mente”, ecco svolgersi sotto i nostri occhi questo implacabile resoconto. Ovvero “un improbabile libro sullo yoga- cioè, un libro che doveva essere sullo yoga e che, a conti fatti, dopo varie vicissitudini forse lo è.”
Questo racconto comincia dall’esperienza del Vipassana, percorre la storia di un dolore nevrotico che porta alle soglie della pazzia e stranamente approda sulle coste di un’isola greca, dove l’autore si occuperà di alcuni giovani migranti, fino a concludersi (forse) con il ritorno alla normalità, complice l’intensa poesia di Catherine Pozzi che Carrère ama ripetere a se stesso come un mantra salvifico.
Un libro discontinuo ma avvolgente che racconta la vita come viaggio periglioso verso la consapevolezza.
Emanuelle Carrère. Yoga. Adelphi.
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