Bambine senza idillio
di Luciano Luciani
L’infanzia può essere raccontata in molti modi. Se alcuni tendono a privilegiare i colori rosati e stucchevoli di chi percepisce i bambini sempre e solo come fragili e innocenti, la forma più perfetta dell’essere umano, altri, al contrario, preferiscono evidenziare i tratti turbolenti ed egoisti di tanti rappresentanti dei cuccioli d’uomo, indocili, impazienti e privi di qualsivoglia dolcezza.
Elisabetta Carta, attrice e scrittrice romana, con Stasera niente stelle alla sua terza, riuscita, prova sulla pagina, sembra, invece, optare per un personalissimo punto di vista: senza nulla trascurare della freschezza e dell’ingenuità infantili - perché, come si sa, fin dal tempo del terribile Giovenale maxima debetur puero reverentia – per raccontare di Alina e Beatrice, bambine amicissime tra loro, sì e no decenni, figlie della nostra contemporaneità, l’Autrice sceglie toni tutt’altro che morbidi, anzi aciduli, privi di indulgenze emotive e compiacimenti estetizzanti.
Sul limite tra la fine dell’infanzia e l’inizio della prima adolescenza con tutto il suo carico di confusi turbamenti interiori, le due protagoniste, diverse per sensibilità, origine, storia familiare e condizione sociale, popolare la prima, borghese la seconda, adoperano al massimo grado tutte le loro categorie fanciullesche per decrittare il complicato mondo degli adulti, con le sue innumerevoli zone buie, le vanità, le pulsioni dei grandi spesso torbide e indicibili.
E mentre le loro esistenze si dipanano secondo i canoni di un’ordinaria, apparente normalità, attorno alle due bambine si dispiegano gli orrori di un quotidiano esteriormente banale, ma tutto intriso di violenze, della ferocia del mostro della porta accanto o, chissà, ancora più vicino, e di mistero. Per esempio quello relativo alla repentina sparizione di una ragazza araba, Saira, bella e desiderabile, probabilmente fuggita sull’onda di un desiderio amoroso contrastato. O forse no, mentre su tutto e tutti incombe l’ombra oscura di un luogo magico ed enigmatico, quella piazza della Sedia del Diavolo realmente esistente da duemila anni a Roma, oggi nel cuore del cosiddetto Quartiere Africano.
Rivissuta per linee interne con gli occhi ingenui, ma non troppo, di due piccole testimoni dei nostri giorni malmostosi, la storia si dipana fino al suo scioglimento finale in un crescendo di piccoli colpi di scena. Frammenti di verità che si addensano progressivamente ora grazie al caso, ora in virtù di un modo di conoscere la verità proprio dell’infanzia, più irrazionale e intuitivo che nutrito di un metodo d’indagine scientifico e razionale tipico della tradizione di tanti romanzi di mistero.
Non c’è nessuna concessione all’idillio
nelle pagine di Elisabetta Carta e neppure la nostalgia o la malinconia per un
tempo forse felice, certo destinato a non tornare mai più. Invece il Lettore
non potrà che apprezzare una scrittura personale che si muove per accenni, che
dice e non dice, che evoca e allude quanto basta a far procedere una trama
apparentemente semplice ma densa di complessità, a delineare un personaggio, a
definire un carattere, a connotare una situazione.
Elisabetta Carta, Stasera niente stelle, Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2021, pp. 140, euro 12,00
Elisabetta Carta, attrice di teatro e non solo, vive e lavora a Roma. Debutta con Luigi Squarzina, lavora con Gabriele Lavia, partecipa a numerosi sceneggiati e commedie televisive.
Nel 2009 pubblica Cuore di scimmia, dedicato alla vita del pittore e poeta futurista Sebastiano Carta, suo padre, e successivamente dà alle stampe Un amore di troppo, un thriller a sfondo sentimentale ambientato nel cuore della vecchia Roma.
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