di Marisa Cecchetti
Una ampia raccolta di racconti brevi, quella di Giuseppe Ciri -che ha già pubblicato poesia e prosa- di piacevole lettura.
Tema trasversale e quasi costante è l’incontro, il crearsi di un rapporto d’amore o d’amicizia, la sorpresa e lo stupore davanti alla bellezza femminile, il desiderio.
Sono soprattutto storie nate da uno sguardo più intenso, da un caffè bevuto insieme, da una cena accettata con gioia, proseguite nella notte. Incontri che possono trasformarsi in storie coniugali o restare il ricordo di una emozione intensa, intervalli di fuga all’interno della vita di coppia. C’è molta libertà nell’assecondare il richiamo dei sensi ed indulgenza davanti alle scelte presenti e passate.
Amori giovani, fortunati o meno, sono seguiti attraverso il rito -ignoto alla nuove generazioni- del fidanzamento, della presentazione canonica alle famiglie di entrambi, fino ad un possibile happy end.
Passa il tempo veloce all’interno delle brevi storie, si riassumono epoche e fasi della vita, crescono i figli e talvolta si sostituiscono ai genitori sul posto di lavoro. Sono per lo più famiglie piccolo borghesi, gente con un titolo di studio, amante dell’arte, della musica, della letteratura. La narrazione procede con un affabulare sereno, come nei racconti a veglia tra amici.
Ma se passa il tempo veloce all’interno delle storie, questo trascorre anche nella vita reale. E il narratore a poco a poco apre agli incontri tra vecchi amici, tra compagni di studio o di lavoro, che si ritrovano dopo anni e leggono i danni del tempo l’uno sul volto dell’altro.
Il maschio si avvicina comunque alla femmina, magari ancora piacente, magari una vecchia fiamma; talvolta è stato un amore che allora non si è potuto realizzare ed ora scoppia di nuovo nonostante gli anni in mezzo.
Ma talvolta gli anni passati sono talmente tanti e tante le trasformazioni fisiche e psicologiche, che l’incontro crea illusioni che la notte distrugge.
La solitudine che accompagna l’avanzare della vecchiaia fa capolino, bisogna alla fine conviverci. Si può trovare consolazione nel piacere della lettura e nella bellezza della Natura, quando si ha la possibilità di raccogliere con uno sguardo pianura, fiume, colline, in un avvicendarsi di colori e di luce.
E il narrare si carica di nostalgia, di persone, di luoghi, di età della vita lontane.
Il procedere quasi a mo’ di favola si completa con due racconti finali, Il gatto Isidoro e il lupo, e I due popoli.
Soprattutto quest’ultimo contiene un bisogno ed un auspicio di concordia e di pace, che si fa sempre più forte in chi ha vissuto una vita già ricca di decenni: nato dall’amore di un re e una regina confinanti che si uniscono in matrimonio, il territorio diverrà un regno unico per volontà del figlio loro erede: “Quando il figlio raggiunse i venti anni, i genitori lasciarono a lui la guida dei loro sudditi. Così i due regni divennero uno”.
Giuseppe Ciri, La violinista. E altre storie,
Marco Del Bucchia Editore 2021,
pag. 210 € 17,50
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