di Giulietta Isola
“Un orfanotrofio alla periferia di Tbilisi nella Georgia postsovietica. Lo
chiamano la "scuola dei ritardati": nato per ragazzi con disabilità
intellettiva, è ormai frequentato da orfani e figli di migranti, che vengono
cresciuti tra abusi e negligenza.”
Il campo delle pere è una storia dura ,forte , coinvolgente che non fa sconti a nessuno. Un racconto in cui la divisione tra vittime e carnefici non è netto. Siamo nella periferia di Tbilisi in una scuola convitto per “ritardati”, è così che vengono chiamati, senza nessun riguardo, gli ospiti di questo orfanotrofio, ragazzini i senza genitori la cui vita è sporca, misera, violenta.
Lela, La protagonista, ha diciotto anni, potrebbe lasciare l’orfanotrofio ma ha deciso di non farlo. Il mondo fuori è un’incognita rischiosa che ha paura di conoscere. Ragazza problematica, diffidente e costretta in passato a subire violenze, non si ricorda come sia arrivata lì, né chi siano i suoi genitori. Sa soltanto che la sua missione è tendere una mano agli ospiti più piccoli, a quelli che da soli non saprebbero difendersi.
Ma difendersi da cosa? Dal luogo dove si trovano, perché se è vero che il mondo fuori è pericoloso all’interno la vita non è certo semplice. Irakli è il bambino che Lela ha preso sotto la sua ala protettrice, prova per lui un grande affetto e nonostante le scene durissime la tenerezza è palpabile . Quasi ogni giorno lo accompagna da una vicina per telefonare alla madre che lo ha lasciato lì temporaneamente.(?) e continua a riempirlo di scuse, ma ad un certo punto il bambino è costretto ad accettare la dura realtà: lei non tornerà mai a prenderlo. Una famiglia americana si innamora di questo bimbo silenzioso e vivace ed è pronta a portarlo negli Stati Uniti.
Qui niente è davvero come sembra a partire dal campo delle pere che non ha niente di bucolico, ha qualcosa di sinistro e di minaccioso, più che un prato è un acquitrino putrido e pericoloso .Il vecchio edificio è una prigione puzzolente di lozione contro i pidocchi, del grasso della cucina, dell’odore di bucato che fuoriesce dai bagni…, è un inferno, Lela lo sa, ma ogni volta che prova ad uscire ha la certezza che il vero inferno sia fuori.
Plumbeo, grigio, feroce adatto a chi cerca una storia forte verso la quale ci guida l’autrice Nana Ekvtimishvili che “ricostruisce una realtà inghiottita dal nuovo mondo tecnologico dimentico delle macerie residue del cosiddetto Secolo breve” .
La scena è riservata a generazioni di bambini
rimaste dietro le quinte della storia, perdute in quell’area transcaucasica da
sempre al centro di conflitti etnici e dispute territoriali, il ritmo è
incalzante, entrare nel Convitto con le sue regole non scritte le sue
meschinità, ingiustizie e i suoi fragili equilibri, ci farà provare rabbia e
compassione per queste inermi creature senza colpa , vittime di carnefici
invisibili. Da leggere.
IL CAMPO DELLE PERE di NANA EKVTIMISHVILI VOLAND EDITORE
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