20 maggio 2014

"Il poliziesco compassato: la scuola inglese" di Luciano Luciani



Intelligenza e brividi
Il poliziesco inglese, più incline al mistero e all’esercizio dell’intelligenza che al thriller ( da thrill, brivido, fremito), ha preso le mosse dai racconti di Edgar Allan Poe e presenta “caratteristiche, miti, moduli, riti e convenzioni tanto particolari da sfuggire quasi sempre alla critica ‘seria’, che l’ha spesso liquidato in modo sommario, ma qualche volta l’ha anche esaltato in modo esagerato” (Ranieri Carano).

Tzvetan Todorov, in un suo importante saggio, Tipologia del romanzo poliziesco, ha osservato che ogni poliziesco di tipo inglese, che egli chiama romanzo-enigma, è costituito da due storie: una invisibile, quella del delitto che verrà ricostruito durante lo svolgimento; l’altra visibile, quella dell’indagine, un lento apprendistato in cui il detective, che gode di una totale immunità, a poco a poco riordina e comprende i fatti.

A proposito della ripetitività del poliziesco inglese, Thomas Narcejac, autore e storico del genere, si interpella se “avendo a disposizione un calcolatore ad hoc, l’appassionato di romanzi polizieschi potrebbe entro certi limiti, procedere liberamente alla composizione di romanzi di tal genere” e quindi procurarsi autonomamente, prescindendo dall’autore, le emozioni proprie del genere. Insomma, i meccanismi del poliziesco inglese sono così perfetti, così rodati da poter prescindere da particolari abilità letterarie degli scrittori: un giudizio non particolarmente elogiativo nei confronti di pur validi scrittori come Richard Austin Freeman, significativo precursore del filone scientifico, Gilbert Keith Chesterton, l’inventore di Padre Brown, i prolificissimi Edgar Wallace e John Creasey, la celeberrima Agatha Christie, Peter Cheyney, il più americano dei giallisti inglesi.

Richard Austin Freeman tra chimica e medicina
L’autore che più direttamente si ispira a Conan Doyle, uno dei più illustri padri fondatori, è Richard Austin Freeman che ha dato vita al personaggio di John Thorndyke, professore di medicina legale, uno dei più importanti investigatori scientifici della narrativa poliziesca, anche se oggi non risulta molto noto al pubblico del lettori. Questo dipende dal fatto che le sue indagini sono condotte su un piano rigorosamente scientifico e presuppongono abbondanti cognizioni di chimica e medicina non sempre alla portata di tutti. Suo primo e più famoso romanzo di una lunga serie, L’impronta scarlatta in cui il dottor John Thorndyke applica con disinvoltura i paradigmi invalsi nella semeiotica medica: è stato notato che ai suoi metodi non sono estranee le sperimentazioni al tempo stesso empiriche e matematiche di cui, secondo il racconto di Vitruvio, si valse Archimede per provare il furto dell’oro da parte dell’artigiano incaricato di foggiare la corona di Gerione. Freeman, però, merita di essere ricordato per essere stato il primo ad inserire nel romanzo poliziesco quella particolare tecnica narrativa che va sotto il nome di inverted story: il delitto avviene sotto gli occhi del lettore e la vicenda del progetto criminale procede da un punto di vista rovesciato.
L’ottimismo di Padre Brown

Per il critico Mario Praz, Padre Brown “è il simbolo della tradizione ortodossa vittoriana di fronte alla vuota scienza materialistica”: E’ un piccolo prete cattolico dai tratti e dai modi insignificanti nato nel 1911 dalla fantasia di Gilbert Keith Chesterton (1874–1936), scrittore e critico d’arte appassionato di romanzi polizieschi al punto da impegnarsi in una difesa della detective story fin dal 1901 sulle pagine di “The Defendant”, per poi continuare con alcuni saggi sul personaggio di Conan Doyle che occuparono gli spazi del “Daily News” sino al 1907. Seguirono alcune novelle d’imitazione doyliana e solo nel 1911 apparve questo particolarissimo personaggio che continuerà a proporre le proprie modeste avventure per quasi un quarto di secolo.
Secondo alcuni critici, i racconti di Padre Brown, più che vere e proprie vicende poliziesche, sarebbero prediche sulla giustizia e sul bene: alla base della sua azione, infatti, non ci sarebbe alcuna metodologia scientifica, ma solo una profonda conoscenza dell’animo umano che deriva al sacerdote da anni di pratica in confessionale. Anche se tale considerazione può sembrare severa, non si può negare che l’enorme popolarità goduta dai libri di Chesterton si spiega in gran parte con i molti elementi che esulano da una concezione troppo rigorosa del genere, non ultimi lo stile ironico e ricco di paradossi, la critica ai mali della società industriale, il tono di confortante bonarietà e l’onesto ottimismo che accompagnano l’azione del piccolo prete cattolico inglese. Alcuni titoli, oggi in gran parte dimenticati, ma ben noti ai lettori di un paio di generazioni fa: L’innocenza di padre Brown, 1911; La saggezza di padre Brown, 1914; L’incredulità di padre Brown, 1926; Il segreto di padre Brown, 1926; Lo scandalo di padre Brown, 1935 .

Uno scrittore da Guinnes dei primati: Edgar Wallace
Il più famoso e prolifico autore inglese dei primi trent’anni del secolo scorso si chiama Edgar Wallace. Il suo primo romanzo, I Quattro Giusti è del 1906: ebbene in poco più di un quarto di secolo di indefessa attività il Nostro scrisse - e talora dettò - 173 romanzi, circa quattrocento racconti, una trentina di commedie. Una produzione da Guinnes dei primati. Un esempio della velocità di scrittura di questo romanziere che amava definirsi “una macchina per far soldi”?: Una sua commedia, On the Spot, iniziata di venerdì risultava terminata la domenica successiva a ora di pranzo. Una produttività quasi leggendaria, ottenuta però a scapito dall’accuratezza formale, dell’inverosimiglianza degli intrecci, della infondatezza delle soluzioni.

Agatha Christie la “regina del giallo”
Winston Churchill la definì “la donna che dopo Lucrezia Borgia è vissuta più a lungo tempo a contatto con il crimine”: comunemente nota coma la “regina del giallo”, Agatha Christie (1890- 1976) è ancora oggi una delle autrici di romanzi polizieschi più nota e letta. Anche questa scrittrice ha prodotto molto, novanta tra romanzi e racconti, per non parlare della sua produzione teatrale: se numerosi suoi romanzi appaiono privi di personaggi fissi, la Christie è famosa soprattutto per l’invenzione di Hercule Poirot, piccolo, grassoccio, vanitoso detective belga dalla testa a forma di uovo e dai baffi impomatati, probabilmente costruito ribaltando il più famoso modello conandoylano, alto, magro, in tutto e per tutto inglese; altro suo personaggio ricorrente, Miss Marple, una vecchietta fragile e tranquilla dotata di molto buon senso, di una profonda conoscenza della natura umana - in fondo “gli esseri umani e il loro comportamento sono sempre gli stessi -, nonché esperta criminologa.
Molti suoi romanzi sono ormai dei classici della narrativa poliziesca: in Dalle nove alle dieci il delitto è commesso dal narratore; nella Tragedia in tre atti il colpevole è un attore che prima di commettere il suo delitto fa una prova generale, ammazzando un innocente; nell’ Assassinio sull’Orient Express, la Christie inventa il delitto collettivo e in Sipario fa addirittura morire il suo celebre investigatore.
 Nelle sue pagine sono presenti tutti i difetti della scuola inglese: “gli uomini si muovono in un mondo che non ha linee e colori, il sangue non sporca, i cadaveri non puzzano, i personaggi si incontrano, si scontrano, parlano (quanto parlano, ahimè, quelli della Christie!) ma non dicono nulla di sé; in un certo senso sono disumani, come disumano è, in un certo senso, un problema di matematica pura. E il detective è un eccentrico proprio perché l’eccentricità fa meno umani”.

Peter Cheyney, il più americano degli inglesi
Ex investigatore privato che aprì un’agenzia investigativa a Londra alla fine dalla prima guerra mondiale, Peter Cheyney (1896-1951) può essere legittimamente considerato il più americano degli scrittori inglesi e uno dei pochi che abbia trasferito nella narrativa un’esperienza diretta. Lemmy Caution, il più popolare dei suoi personaggi, è un agente speciale del Dipartimento Federale di Giustizia, un investigatore dagli evidenti tratti hard boiled:.Un uomo d’azione, dotato di un’inesauribile vitalità, ma privo della malinconia dei personaggi di Hammet e Chandler e anzi provvisto di una buona dose di senso dell’umorismo e di autoironia. Molto amato in Francia nell’immediato secondo dopoguerra vivrà un’intensa vita cinematografica che raggiunse il suo culmine con il cerebrale Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution, di Jean –Luc Godard, 1965, in Italia Agente Lemmy Caution: missione Alphaville. Da ricordare che uno dei meriti di Cheyney va ricercato nel linguaggio che è una parodia del gergo americano, anche se l’autore non era mai stato negli Usa. Tra i suoi romanzi più famosi ricordiamo Pericolo pubblico, 1936.

John Creasey alias J.J. Marric, alias Gordon Ashe, alias Anthony Morton…
John Creasey (1908-1973) pubblicò il suo primo racconto a 17 anni, ma dovette aspettare fino al 1931 per vedere accettato un suo romanzo, collezionando nel frattempo ben 743 rifiuti. In una quarantina d’anni, poi, ha firmato circa seicento romanzi utilizzando almeno una quindicina di pseudonimi (J.J. Marric, Gordon Ashe, Anthony Morton, …). Nonostante la vastissima produzione, i suoi libri circolarono a lungo solo in Inghilterra: John Creasey si impose internazionalmente a partire dal 1955 con la serie firmata J. J. Marric e le avventure di George Gideon, ispettore di Scotland Yard, poliziotto coscienzioso e umano. La novità non è però tanto nel personaggio quanto nella formula, che un quarto di secolo più tardi sarà seguita dall’americano Ed Mc Bain con la serie dell’’87° Distretto. In ogni romanzo i lettori hanno l’impressione di gettare uno sguardo dietro le quinte di Scotland Yard dove gli agenti sono costantemente impegnati a seguire vicende apparentemente isolate, ma collegate in qualche modo tra loro.



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