Intelligenza e brividi
Il poliziesco inglese, più
incline al mistero e all’esercizio dell’intelligenza che al thriller (
da thrill, brivido, fremito), ha preso le mosse dai racconti di Edgar
Allan Poe e presenta “caratteristiche, miti, moduli, riti e convenzioni tanto
particolari da sfuggire quasi sempre alla critica ‘seria’, che l’ha spesso
liquidato in modo sommario, ma qualche volta l’ha anche esaltato in modo
esagerato” (Ranieri Carano).
Tzvetan Todorov, in un suo
importante saggio, Tipologia del romanzo poliziesco, ha osservato che ogni poliziesco di
tipo inglese, che egli chiama romanzo-enigma, è costituito da due storie: una
invisibile, quella del delitto che verrà ricostruito durante lo svolgimento;
l’altra visibile, quella dell’indagine, un lento apprendistato in cui il
detective, che gode di una totale immunità, a poco a poco riordina e comprende
i fatti.
A proposito della ripetitività
del poliziesco inglese, Thomas Narcejac, autore e storico del genere, si
interpella se “avendo a disposizione un calcolatore ad hoc, l’appassionato di
romanzi polizieschi potrebbe entro certi limiti, procedere liberamente alla
composizione di romanzi di tal genere” e quindi procurarsi autonomamente,
prescindendo dall’autore, le emozioni proprie del genere. Insomma, i meccanismi
del poliziesco inglese sono così perfetti, così rodati da poter prescindere da
particolari abilità letterarie degli scrittori: un giudizio non particolarmente
elogiativo nei confronti di pur validi scrittori come Richard Austin Freeman,
significativo precursore del filone scientifico, Gilbert Keith Chesterton,
l’inventore di Padre Brown, i prolificissimi Edgar Wallace e John Creasey, la
celeberrima Agatha Christie, Peter Cheyney, il più americano dei giallisti
inglesi.
Richard Austin Freeman
tra chimica e medicina
L’autore che più direttamente
si ispira a Conan Doyle, uno dei più illustri padri fondatori, è Richard Austin
Freeman che ha dato vita al personaggio di John Thorndyke, professore di
medicina legale, uno dei più importanti investigatori scientifici della
narrativa poliziesca, anche se oggi non risulta molto noto al pubblico del
lettori. Questo dipende dal fatto che le sue indagini sono condotte su un piano
rigorosamente scientifico e presuppongono abbondanti cognizioni di chimica e
medicina non sempre alla portata di tutti. Suo primo e più famoso romanzo di
una lunga serie, L’impronta scarlatta in cui il dottor John Thorndyke applica
con disinvoltura i paradigmi invalsi nella semeiotica medica: è stato notato
che ai suoi metodi non sono estranee le sperimentazioni al tempo stesso
empiriche e matematiche di cui, secondo il racconto di Vitruvio, si valse
Archimede per provare il furto dell’oro da parte dell’artigiano incaricato di
foggiare la corona di Gerione. Freeman, però, merita di essere ricordato per
essere stato il primo ad inserire nel romanzo poliziesco quella particolare
tecnica narrativa che va sotto il nome di inverted story: il delitto
avviene sotto gli occhi del lettore e la vicenda del progetto criminale procede
da un punto di vista rovesciato.
L’ottimismo di Padre
Brown
Per il critico Mario Praz,
Padre Brown “è il simbolo della tradizione ortodossa vittoriana di fronte alla
vuota scienza materialistica”: E’ un piccolo prete cattolico dai tratti e dai
modi insignificanti nato nel 1911 dalla fantasia di Gilbert Keith Chesterton
(1874–1936), scrittore e critico d’arte appassionato di romanzi polizieschi al
punto da impegnarsi in una difesa della detective story fin dal 1901
sulle pagine di “The Defendant”, per poi continuare con alcuni saggi sul
personaggio di Conan Doyle che occuparono gli spazi del “Daily News” sino al
1907. Seguirono alcune novelle d’imitazione doyliana e solo nel 1911 apparve
questo particolarissimo personaggio che continuerà a proporre le proprie
modeste avventure per quasi un quarto di secolo.
Secondo alcuni critici, i racconti di Padre Brown, più
che vere e proprie vicende poliziesche, sarebbero prediche sulla giustizia e
sul bene: alla base della sua azione, infatti, non ci sarebbe alcuna
metodologia scientifica, ma solo una profonda conoscenza dell’animo umano che
deriva al sacerdote da anni di pratica in confessionale. Anche se tale considerazione
può sembrare severa, non si può negare che l’enorme popolarità goduta dai libri
di Chesterton si spiega in gran parte con i molti elementi che esulano da una
concezione troppo rigorosa del genere, non ultimi lo stile ironico e ricco di
paradossi, la critica ai mali della società industriale, il tono di confortante
bonarietà e l’onesto ottimismo che accompagnano l’azione del piccolo prete
cattolico inglese. Alcuni titoli, oggi in gran parte dimenticati, ma ben noti
ai lettori di un paio di generazioni fa: L’innocenza di padre Brown, 1911; La
saggezza di padre Brown, 1914; L’incredulità di padre Brown, 1926; Il
segreto di padre Brown, 1926; Lo scandalo di padre Brown, 1935 .
Uno scrittore da Guinnes
dei primati: Edgar Wallace
Il più famoso e prolifico
autore inglese dei primi trent’anni del secolo scorso si chiama Edgar Wallace. Il
suo primo romanzo, I Quattro Giusti
è del 1906: ebbene in poco più di un quarto di secolo di indefessa attività il
Nostro scrisse - e talora dettò - 173 romanzi, circa quattrocento racconti, una
trentina di commedie. Una produzione da Guinnes dei primati. Un esempio della
velocità di scrittura di questo romanziere che amava definirsi “una macchina
per far soldi”?: Una sua commedia, On
the Spot, iniziata di venerdì risultava terminata la domenica
successiva a ora di pranzo. Una produttività quasi leggendaria, ottenuta però a
scapito dall’accuratezza formale, dell’inverosimiglianza degli intrecci, della
infondatezza delle soluzioni.
Agatha Christie la
“regina del giallo”
Winston Churchill la definì “la
donna che dopo Lucrezia Borgia è vissuta più a lungo tempo a contatto con il
crimine”: comunemente nota coma la “regina del giallo”, Agatha Christie (1890-
1976) è ancora oggi una delle autrici di romanzi polizieschi più nota e letta.
Anche questa scrittrice ha prodotto molto, novanta tra romanzi e racconti, per
non parlare della sua produzione teatrale: se numerosi suoi romanzi appaiono
privi di personaggi fissi, la
Christie è famosa soprattutto per l’invenzione di Hercule
Poirot, piccolo, grassoccio, vanitoso detective belga dalla testa a
forma di uovo e dai baffi impomatati, probabilmente costruito ribaltando il più
famoso modello conandoylano, alto, magro, in tutto e per tutto inglese; altro
suo personaggio ricorrente, Miss Marple, una vecchietta fragile e tranquilla
dotata di molto buon senso, di una profonda conoscenza della natura umana - in
fondo “gli esseri umani e il loro comportamento sono sempre gli stessi -,
nonché esperta criminologa.
Molti suoi romanzi sono ormai
dei classici della narrativa poliziesca: in Dalle nove alle dieci il delitto è commesso dal narratore;
nella Tragedia in tre atti il
colpevole è un attore che prima di commettere il suo delitto fa una prova
generale, ammazzando un innocente; nell’ Assassinio
sull’Orient Express, la
Christie inventa il delitto collettivo e in Sipario fa addirittura morire il
suo celebre investigatore.
Nelle sue pagine sono
presenti tutti i difetti della scuola inglese: “gli uomini si muovono in un
mondo che non ha linee e colori, il sangue non sporca, i cadaveri non puzzano,
i personaggi si incontrano, si scontrano, parlano (quanto parlano, ahimè,
quelli della Christie!) ma non dicono nulla di sé; in un certo senso sono
disumani, come disumano è, in un certo senso, un problema di matematica pura. E
il detective è un eccentrico proprio perché l’eccentricità fa meno
umani”.
Peter Cheyney, il più
americano degli inglesi
Ex investigatore privato che
aprì un’agenzia investigativa a Londra alla fine dalla prima guerra mondiale,
Peter Cheyney (1896-1951) può essere legittimamente considerato il più
americano degli scrittori inglesi e uno dei pochi che abbia trasferito nella
narrativa un’esperienza diretta. Lemmy Caution, il più popolare dei suoi
personaggi, è un agente speciale del Dipartimento Federale di Giustizia, un
investigatore dagli evidenti tratti hard boiled:.Un uomo d’azione,
dotato di un’inesauribile vitalità, ma privo della malinconia dei personaggi di
Hammet e Chandler e anzi provvisto di una buona dose di senso dell’umorismo e
di autoironia. Molto amato in Francia nell’immediato secondo dopoguerra vivrà
un’intensa vita cinematografica che raggiunse il suo culmine con il cerebrale Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution, di Jean
–Luc Godard, 1965, in
Italia Agente Lemmy Caution: missione
Alphaville. Da ricordare che uno dei meriti di Cheyney va ricercato nel
linguaggio che è una parodia del gergo americano, anche se l’autore non era mai
stato negli Usa. Tra i suoi romanzi più famosi ricordiamo Pericolo pubblico, 1936.
John Creasey alias J.J. Marric, alias Gordon Ashe,
alias Anthony Morton…
John Creasey (1908-1973)
pubblicò il suo primo racconto a 17 anni, ma dovette aspettare fino al 1931 per
vedere accettato un suo romanzo, collezionando nel frattempo ben 743 rifiuti.
In una quarantina d’anni, poi, ha firmato circa seicento romanzi utilizzando almeno
una quindicina di pseudonimi (J.J. Marric, Gordon Ashe, Anthony Morton, …).
Nonostante la vastissima produzione, i suoi libri circolarono a lungo solo in
Inghilterra: John Creasey si impose internazionalmente a partire dal 1955 con
la serie firmata J. J. Marric e le avventure di George Gideon, ispettore di
Scotland Yard, poliziotto coscienzioso e umano. La novità non è però tanto nel
personaggio quanto nella formula, che un quarto di secolo più tardi sarà
seguita dall’americano Ed Mc Bain con la serie dell’’87° Distretto. In ogni
romanzo i lettori hanno l’impressione di gettare uno sguardo dietro le quinte
di Scotland Yard dove gli agenti sono costantemente impegnati a seguire vicende
apparentemente isolate, ma collegate in qualche modo tra loro.
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