Domenica. Sono libera. Mi crogiolo nel sonno un po' di più, le imposte
sono spalancate come sempre, un'esondazione di sole nella stanza mi spinge a
uscire fuori.
Esco alle 10,00 per incontrarmi al bar con un'amica, mi siedo
all'aperto, fa ancora freddino ma c'è una bella luce luminosa, di gente ce n'è
poca in giro e quella poca non mi distrae... Do una sfogliata ai giornali,
arriva l’ amica, il buongiorno, due chiacchiere, il caffè... Poi rimango da sola
e senza impegni, con tutto nella testa e senza niente nella testa...che
faccio...torno a casa? ...no, non ne ho voglia, questo sole me lo sognavo,
voglio andare, fare qualche foto... Salgo in macchina e mi vengono in mente
almeno sei località che vorrei visitare da tempo, una di queste, che è anche la
più vicina, è Treia.
La strada in salita è fluida, scorrevole, la percorro come se fossi in
vacanza, è magnifico sentirsi in vacanza ed è magnifico sentirsi in vacanza a
soli quindici chilometri da casa propria, con l'aria di primavera che entra
allegra dai finestrini tirati giù e io che mi sento sorridere in corsa...
foto Patrizia Manganaro |
Quando la vedo, la città di Treia è una sorpresa. Si erge massiccia
distesa su tre colli, una fortificazione imponente e armoniosa, cinta da mura
tipiche del territorio marchigiano, costruzioni spoglie di fronzoli,
volutamente povere, ben mantenute, con un bel camminamento che le circonda,
curato, con aiuole fiorite e variopinte che si addossano alle mura e un ampio marciapiede per passeggiate, che si
affaccia al panorama di valli e colline.
Parcheggio l'auto fuori dalle
mura (un vero peccato il parcheggio auto nella bella piazza...) e proseguo a
piedi entrando da Porta Cassera, una delle otto porte della cittadina, che si
apre ai miei occhi come si era annunciata dalla strada: magnifica.
Il fulcro di Treia è piazza
della Repubblica, un salotto originale a cielo aperto, a forma di ferro di
cavallo con un maestoso terrazzo che dà sul paesaggio e sembra abbracciare
tutte le Marche.
foto Patrizia Manganaro |
Continuo la mia passeggiata fra
strade larghe e strette, vicoli che si inerpicano e poi precipitano,
pavimentazioni mulattiere, piazze d'aria e di luce, sottopassaggi, scalinate,
slarghi, impennate della roccia, tutto incastonato in un nucleo medievale ben
conservato. La felicità mi riempie gli occhi, ovunque c'è modo di salire più in
alto, scalinate, torrette da cui guardare, ammirare il panorama fuori le mura e
dentro: le case, le viuzze, gli orti sui terrapieni sul dietro delle case, i passaggi
in archi di pietra che ricongiungono vie e contrade.
foto Patrizia Manganaro |
Poi c'è il fascino delle rovine con la Torre di San Marco che si erge
sulla sommità del colle Onglavino, uno dei tre colli unificati su cui è
edificata Treia, e quella vegetazione muraria sulla roccia diroccata che non
mostra degrado, ma proprio l'impressione di rovina come di qualcosa di caro,
che mai vorrei fosse recuperata, se non con il ricordo della storia scritta e
con quel moncone di torrione che resiste come un eroe invincibile, così affascinante,
così nobile...
Lascio Treia con questa immagine e, nel sole, torno sui miei
passi.
Treia, 11 aprile
2015.
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