di
Gianni Quilici
Immagino
che ciò che conta in questo scatto fotografico di Philipe Halsman sia come sia
arrivato a quella “situazione”, quale sia stato il processo attraverso cui Anna
Magnani abbia potuto regalare quel volto e come il fotografo lo abbia fatto
suo.
Perché
è un’immagine intima. Molto intima. Più un fotogramma di un film che una foto.
Sicuramente
Anna Magnani è una grande interprete ed ha un istinto teatrale formidabile. Ma
si ha bisogno comunque di una motivazione, almeno di uno stimolo forte per
lasciarsi andare in quel modo.
Come
è risaputo Philippe Halsman è stato un grande ritrattista e, come si evince
dalla sue dichiarazioni, un acuto psicologo. Ha scritto:”Ogni faccia che vedo
mi sembra nasconda – e a volte fuggevolmente riveli – il mistero di un essere
umano. Catturare questa rivelazione è diventato l scopo e la passione della mia
vita”.
E
in questo primo piano su Anna Magnani ci è riuscito magnificamente.
E’
una di quelle foto che colpiscono così immediatamente gli occhi che sembra
avere poco senso ragionarci sopra.
Ma
alcune osservazioni vorrei avanzarle.
La
prima: l’intensità del dolore della Magnani s’impone in ogni aspetto di ciò che
noi vediamo: l’occhio sinistro chiuso che si intreccia alla mano posata
sull’altro occhio come se ci dicesse “non è possibile!” “non voglio crederci”
“è intollerabile”.
C’è
tuttavia qualcosa di ancora più sottile: l’intensità del dolore arriva da tutto
il corpo. Visibile e invisibile. In altri termini è un dolore che va oltre
l’immagine. Suscita condivisione.
La
seconda osservazione: la bellezza di Anna Magnani nel senso classico della
parola. La bellezza delle lunghe dita nude e affusolate, la bocca dischiusa e
carnosa, i capelli nerissimi e sparpagliati. Suscita desiderio o può suscitarlo.
Ed
infine tutto questo è rafforzato da un elemento linguistico: il contrasto
cromatico tra il primissimo piano chiaro
e lo sfondo con i capelli scuri. Conseguenza: il volto emerge scolpito
in tutta la sua evidenza.
“Anna
Magnani” foto di Philippe Halsman/Magnum Photos. Roma 1951
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