03 marzo 2020

“Il principe nero” di Fabio Galimberti



    

di Silvia Chessa

                 Come può una figura così turpe un modello di uomo così villano da introdursi furtivamente, sotto mentite spoglie, di notte, nel letto di una donna, facendosi scambiare per il marito (fidanzato, o compagno), essere considerato, agli occhi dell’universo, un Dongiovanni, l’emblema del corteggiatore ?
Perché di questo si tratta, su questo, o anche su questo, si interroga Fabio Galimberti nel suo libro.

Prima di parlare del Principe nero di Galimberti è, però, doveroso un breve excursus nella ricca e avvincente storia letteraria del personaggio protagonista.
Don Giovanni è, in realtà, un mito tragico e non gaudente nato in Spagna nel XVI secolo, una allegoria della protesta dell'istinto contro il rigore della legge e la severità morale dell'epoca; la sfida della vita sopra la morte. L'intento di Tirso de Molina (El Burlador de Sevilla, circa 1630) era moralistico: caricando di vizi il protagonista intendeva assicurarlo all'inferno come giusto castigo finale. Per fortuna nostra, e come per Pinocchio, Don Juan prende forma e vita propria, arricchendosi via via di sfumature ed abilità, come la strategia seduttoria, che lo faranno diventare una simpatica o addirittura amabile canaglia.

Il personaggio, animato di vita propria, attraversa crisi e cadute, sembra uscire di scena, ma poi si rinnova rinascendo dalle proprie ceneri come la Fenice. La sua figura si connota di valenze religiose nell’ “Ateista fulminato” (metà del 1600): il conte Aurelio non piegandosi al pentimento è colto da un fulmine che lo spedisce all'inferno. Il tema verrà ripreso da Molière il quale porta Don Giovanni all'apice del suo sviluppo e maturità nel suo Don Juan edito nel 1665. Nella storia del teatro e della musica, infine, darà ispirazione ed origine ad alcune delle più belle ed intramontabili opere.

Il profilo originario di Don Giovanni è dunque quello di un ingannatore, da qui prende le mosse la prospettiva di Fabio Galimberti (psicoanalista, docente nonché autore di altri titoli). Questo Principe nero nasce molestatore di donne, il quale pur di arrivare allo scopo di averle (non di amarle, non di renderle felici e neppure di essere da esse desiderato) è disposto a tutto.
Pertanto dobbiamo capire, in ciò ci aiuta l'autore, questo passaggio, questo mutamento genetico-romanzesco, ma anche psicoanalitico: in quanto il Don Giovanni, che nella sua raffigurazione letteraria non mostrava doti di vero corteggiatore, di uomo galante con le carte in regola per fare innamorare le donne, diventa, paradossalmente, emblema e simbolo del corteggiatore e conquistatore per eccellenza. Il Casanova per antonomasia, e questo non solo nel linguaggio orale e nel parlar comune, bensì nella profonda psiche e addirittura nella psicanalisi, equiparabile ad un narcisista incline alla conquista compulsiva che lascia un mare di sofferenze e di assenze dietro di sé.

Potremmo rispondere facendo riferimento a Zeus (che, innamoratosi di Leda, si trasformò in un cigno per unirsi a lei) e dire quindi che questo prendere le sembianze di altro/i , questa capacità di recitare o fingere un mutamento è forse antica arma di conquista, segreto della lusinga?
O forse il motivo della conquista è, come Freud aveva posto in modo rivoluzionario, nelle parole che le donne pronunciano per riferirla (ripartorirla?), insomma le ragioni sono da ascriversi quasi alla sfera del racconto, ovverosia alla traslitterazione verbale  che le donne stesse fanno della loro storia con Don Giovanni?
Insomma la vita, e quello che essa contiene, per esempio una storia d'amore, può prendere forma e senso dall'eco della sua narrazione, dalla narrazione che se ne fa di essa. Un po’ come se la nostra esistenza finissimo per "Viverla per raccontarla" , rimanendo in ambito letterario ed attingendo ad un altro grande narratore, G.G. Marquez.
Questi gli indizi, ma per sapere le vere risposte e le nuove prospettive indicate da Fabio Galimberti non resta che leggere questo ben ritmato e scorrevole libro.

Piccola curiosità personale, scorrendo anche solo i titoli della corposa bibliografia (sotto riportata) della figura letteraria-teatrale del Don Giovanni, non si ha l'impressione, netta, di una parabola prima ascendente (da Burlador a Don Juan, apice in Molière) e poi discendente (Ospite di pietra, Don Giovanni involontario)?
A me sembra che questa figura del Don Giovanni, ingigantita prima e circoscritta poi ad ospite di passaggio e conquistatore accidentale, (passando per i bagni di umiltà della grande inquisizione che lo ha calato nei panni di ateo punito), fino a svaporare, ai giorni attuali, si accinga a restare, al netto di analisi, romanzi, trasposizioni teatrali e raffinate opere musicali, una semplice sovrastruttura alla quale le donne di oggi sapranno e dovrebbero, presa finalmente la parola, conferire, come si spera, il giusto e definitivo ruolo ed il relativo merito.

 

Il principe nero: Don Giovanni, un sogno femminile.

di Fabio Galimberti
Editore: Mimesis
Collana: Eterotopie
Data di Pubblicazione: 2019

 
________         Bibliografia del mito di Don Juan             __________

La tragedia del Conte Leonzio rappresentata a Ingolstadt nel 1615 (narrata in Promontorium Malae Spei Impiis Pe-riculose navigantibus Propositum, di Padre Paolo Zehzntner S.f., 1643).
El Burlador de Sevilla, di Tirso de Molina (prima del 1630).
L'Ateista fulminato, scenario (raccolta ma­noscritta Biblioteca Casanatense, me­tà 1600).
Il Convitato di pietra (idem).
Il Convitato di pietra, di Giacinto Andrea Cicognini, circa 1630.
Le Festin de pierre, di Dorimond (1658).
Le Festin de pierre, di Villiers (1659).
Le Festin de pierre, scenario di Domenico Biancolelli (dopo il 1661).
Don Juan, di Molière, 1665.
L'Empio punito, di Filippo Acciaiuoli (1669).
Le Festin de pierre, di Rosimond (1669).
Il Libertino, di Thomas Shadwell (1676), musicato da Purcell.
Don Juan, di Thomas Corneille (1677).
No hay plazo que no se cumpla..., di Anto­nio de Zamora (1714).
Don Giovanni, di Carlo Goldoni (1730).
Don Giovanni, balletto di C.W. Gluck (1761).
Il Convitato di pietra, di A. Perrucci (1778).
Don Giovanni, di Giacomo Tritto (1783).
Il Convitato di pietra, opera di P Giovanni Gazzaniga (1787).
Don   Giovanni,   opera   di   W.A. Mozart (1787).
Don Giovanni, di Joan Helberg (per mario­nette, 1814).
Don Juan, novella di E.T.A. Hoffmann (pri­ma del 1820).
Don  Giovanni,  poema   di   George Byron (1824).
Don  Giovanni e  Faust,  di  CD. Grabbe (1829).
Il  Convitato di pietra, di Alexander Pu­skin (1830).
Il Convitato di pietra, di Giovanni Pacini (1832).
La Matinée de Don Juan, di Alfred De Musset (1833).
Le anime del purgatorio, di Prosper Mérimée (1834).
Don Juan de Maratta, di Alexandre Dumas padre (1837).
Don Juan Tenorio, di José Zorilla (1844).
Don Giovanni, poema di Lenau (1843).
Monsieur Jean, di Roger Vailland (1859).
Don Zuan, di Aleksej K. Tolstoi, poema (1862).
Il Convitato di pietra, di Alexander Dargominski (1872).
La morte di Don Giovanni, di A.M.G. Junqueiro, poema (1874).
La Fine di Don Giovanni di Paul von Heyse (1884).
Don Giovanni, poema sinfonico di Richard Strauss (1887).
Uomo e Superuomo, di George Bernard Shaw (1903).
La Dannazione di Don Giovanni, di Artu­ro Graf (1905).
L'ospite di pietra, di Lesja Ukrainka (1913).
L'ombra di Don Giovanni, di Franco Al­fano (1914).
Don   Giovanni   involontario, di Vitaliano Brancati (1943).
Don Giovanni o L'amore per la geometria, di Max Frisch (1962).

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