di Silvia Chessa
Come può una figura così turpe un
modello di uomo così villano da introdursi furtivamente, sotto mentite spoglie,
di notte, nel letto di una donna, facendosi scambiare per il marito (fidanzato,
o compagno), essere considerato, agli occhi dell’universo, un Dongiovanni,
l’emblema del corteggiatore ?
Perché di questo si tratta, su
questo, o anche su questo, si interroga Fabio Galimberti nel suo libro.
Prima di parlare del Principe
nero di Galimberti è, però, doveroso un breve excursus nella ricca e avvincente
storia letteraria del personaggio protagonista.
Don Giovanni è, in realtà, un
mito tragico e non gaudente nato in Spagna nel XVI secolo, una allegoria della
protesta dell'istinto contro il rigore della legge e la severità morale
dell'epoca; la sfida della vita sopra la morte. L'intento di Tirso de Molina (El
Burlador de Sevilla, circa 1630) era moralistico: caricando di vizi il
protagonista intendeva assicurarlo all'inferno come giusto castigo finale. Per
fortuna nostra, e come per Pinocchio, Don Juan prende forma e vita propria,
arricchendosi via via di sfumature ed abilità, come la strategia seduttoria,
che lo faranno diventare una simpatica o addirittura amabile canaglia.
Il personaggio, animato di vita
propria, attraversa crisi e cadute, sembra uscire di scena, ma poi si rinnova
rinascendo dalle proprie ceneri come la Fenice. La sua figura si connota di
valenze religiose nell’ “Ateista fulminato” (metà del 1600): il conte Aurelio
non piegandosi al pentimento è colto da un fulmine che lo spedisce all'inferno.
Il tema verrà ripreso da Molière il quale porta Don Giovanni all'apice del suo
sviluppo e maturità nel suo Don Juan
edito nel 1665. Nella storia del teatro e della musica, infine, darà
ispirazione ed origine ad alcune delle più belle ed intramontabili opere.
Il profilo originario di Don Giovanni è
dunque quello di un ingannatore, da qui prende le mosse la prospettiva di Fabio
Galimberti (psicoanalista, docente nonché autore di altri titoli). Questo
Principe nero nasce molestatore di donne, il quale pur di arrivare allo scopo
di averle (non di amarle, non di renderle felici e neppure di essere da esse
desiderato) è disposto a tutto.
Pertanto dobbiamo capire, in ciò
ci aiuta l'autore, questo passaggio, questo mutamento genetico-romanzesco, ma
anche psicoanalitico: in quanto il Don Giovanni, che nella sua raffigurazione
letteraria non mostrava doti di vero corteggiatore, di uomo galante con le
carte in regola per fare innamorare le donne, diventa, paradossalmente, emblema
e simbolo del corteggiatore e conquistatore per eccellenza. Il Casanova per
antonomasia, e questo non solo nel linguaggio orale e nel parlar comune, bensì
nella profonda psiche e addirittura nella psicanalisi, equiparabile ad un narcisista
incline alla conquista compulsiva che lascia un mare di sofferenze e di assenze
dietro di sé.
Potremmo rispondere facendo
riferimento a Zeus (che, innamoratosi di Leda, si trasformò in un cigno per
unirsi a lei) e dire quindi che questo prendere le sembianze di altro/i ,
questa capacità di recitare o fingere un mutamento è forse antica arma di
conquista, segreto della lusinga?
O forse il motivo della conquista
è, come Freud aveva posto in modo rivoluzionario, nelle parole che le donne pronunciano
per riferirla (ripartorirla?), insomma le ragioni sono da ascriversi quasi alla
sfera del racconto, ovverosia alla traslitterazione verbale che le donne stesse fanno della loro storia
con Don Giovanni?
Insomma la vita, e quello che essa
contiene, per esempio una storia d'amore, può prendere forma e senso dall'eco
della sua narrazione, dalla narrazione che se ne fa di essa. Un po’ come se la
nostra esistenza finissimo per "Viverla per raccontarla" , rimanendo
in ambito letterario ed attingendo ad un altro grande narratore, G.G. Marquez.
Questi gli indizi, ma per sapere
le vere risposte e le nuove prospettive indicate da Fabio Galimberti non resta
che leggere questo ben ritmato e scorrevole libro.
Piccola curiosità personale,
scorrendo anche solo i titoli della corposa bibliografia (sotto riportata)
della figura letteraria-teatrale del Don Giovanni, non si ha l'impressione,
netta, di una parabola prima ascendente (da Burlador a Don Juan, apice in
Molière) e poi discendente (Ospite di pietra, Don Giovanni involontario)?
A me sembra che questa figura del
Don Giovanni, ingigantita prima e circoscritta poi ad ospite di passaggio e
conquistatore accidentale, (passando per i bagni di umiltà della grande
inquisizione che lo ha calato nei panni di ateo punito), fino a svaporare, ai
giorni attuali, si accinga a restare, al netto di analisi, romanzi,
trasposizioni teatrali e raffinate opere musicali, una semplice sovrastruttura
alla quale le donne di oggi sapranno e dovrebbero, presa finalmente la parola,
conferire, come si spera, il giusto e definitivo ruolo ed il relativo merito.
Il principe nero: Don Giovanni, un sogno femminile.
di Fabio Galimberti
Editore: Mimesis
Collana: Eterotopie
Data di Pubblicazione: 2019
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Bibliografia del mito di Don Juan __________
La tragedia del Conte Leonzio rappresentata a Ingolstadt nel
1615 (narrata in Promontorium Malae Spei Impiis Pe-riculose navigantibus
Propositum, di Padre Paolo Zehzntner S.f., 1643).
El Burlador de Sevilla, di Tirso de Molina (prima del 1630).
L'Ateista fulminato, scenario (raccolta manoscritta
Biblioteca Casanatense, metà 1600).
Il Convitato di pietra (idem).
Il Convitato di pietra, di Giacinto Andrea Cicognini, circa
1630.
Le Festin de pierre, di Dorimond (1658).
Le Festin de pierre, di Villiers (1659).
Le Festin de pierre, scenario di Domenico Biancolelli (dopo il
1661).
Don Juan, di Molière, 1665.
L'Empio punito, di Filippo Acciaiuoli (1669).
Le Festin de pierre, di Rosimond (1669).
Il Libertino, di Thomas Shadwell (1676), musicato da Purcell.
Don Juan, di Thomas Corneille (1677).
No hay plazo que no se cumpla..., di Antonio de Zamora
(1714).
Don Giovanni, di Carlo Goldoni (1730).
Don Giovanni, balletto di C.W. Gluck (1761).
Il Convitato di pietra, di A. Perrucci (1778).
Don Giovanni, di Giacomo Tritto (1783).
Il Convitato di pietra, opera di P Giovanni Gazzaniga (1787).
Don Giovanni, opera
di W.A. Mozart (1787).
Don Giovanni, di Joan Helberg (per marionette, 1814).
Don Juan, novella di E.T.A. Hoffmann (prima del 1820).
Don Giovanni, poema
di George Byron (1824).
Don Giovanni e Faust,
di CD. Grabbe (1829).
Il Convitato di pietra,
di Alexander Puskin (1830).
Il Convitato di pietra, di Giovanni Pacini (1832).
La Matinée de Don Juan, di Alfred De Musset (1833).
Le anime del purgatorio, di Prosper Mérimée (1834).
Don Juan de Maratta, di Alexandre Dumas padre (1837).
Don Juan Tenorio, di José Zorilla (1844).
Don Giovanni, poema di Lenau (1843).
Monsieur Jean, di Roger Vailland (1859).
Don Zuan, di Aleksej K. Tolstoi, poema (1862).
Il Convitato di pietra, di Alexander Dargominski (1872).
La morte di Don Giovanni, di A.M.G. Junqueiro, poema (1874).
La Fine di Don Giovanni di Paul von Heyse (1884).
Don Giovanni, poema sinfonico di Richard Strauss (1887).
Uomo e Superuomo, di George Bernard Shaw (1903).
La Dannazione di Don Giovanni, di Arturo Graf (1905).
L'ospite di pietra, di Lesja Ukrainka (1913).
L'ombra di Don Giovanni, di Franco Alfano (1914).
Don Giovanni involontario, di Vitaliano Brancati (1943).
Don Giovanni o L'amore per la geometria, di Max Frisch (1962).
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