Foto Gianni Quilici |
di Silvia Chessa
La foto di Gianni Quilici, scattata a Koper (Slovenia), offre, come una scena teatrale, una impalcatura armonica e poetica notevole.
L’ambientazione è tripartita: nella prima fascia troviamo la strada. Essa inizia, dal basso, quasi diritta, (quivi il fotografo osservatore), e poi si incurva in un ampio e dolce tornante.
Nella seconda fascia abbiamo il mare, a destra, ed una famigliola formata, presumibilmente, da due genitori ed un bambino, fermi ad ammirare il tramonto, oppure sono in movimento, ma lentissimo, sulla battigia e vicino al mare, guardando davanti a sè.
Nella stessa fascia, ma a sinistra, corre la strada e, su essa, una sola macchina tipo decapottabile americana anni trenta, con le sue luci accese imbocca il tornante e viaggia in direzione del lato sinistro del fotografo.
Nella terza fascia, un cielo graziato da un tramonto eccezionale, di colori pastello e sfumature che lambiscono le tonalità del rosa, del viola, del lilla, fino al celeste pallido e al blu intenso, che poi si fonde con la linea netta del mare.
Il simbolismo estetico e concettuale è felicemente tutto presente: il gruppetto familiare è affiatato, il mare sereno, il cielo affascinante, il profilo montuoso a sinistra difende e incornicia il bello, mentre, in questa estasi quasi immobile, una sola macchina sembra accendersi e muoversi per garantire la dinamica del fotoritratto, che altrimenti parrebbe una cartolina finta.
Il terzetto familiare di padre madre e bambino è allacciato in un geometrico allineamento col mare, anch’esso calmo fecondo e quieto, al punto che la linea delle braccia bambino, al centro dei due genitori, che lo tengono per mano, collima con la linea del mare in matematica e stupefacente perfezione.
Persino il profilo montuoso ed erboso a sinistra della inquadratura funge da cornice che protegge ed abbraccia ma offre altresì una curiosa somiglianza con il profilo di un orso, o leone gigante, che se ne stia seduto a contemplare il tramonto sul mare, a fauci spalancate.
Nessuna stonatura o dissonanza in questo delicato ritratto paesaggistico e umano: ci si sente come di fronte ad un affresco dove i protagonisti sono parte della bellezza del tutto e, consapevoli e partecipi della fortuna di farne parte, gli conferiscono ampliamento e senso.
Il punto di osservazione del fotografo, infine, è da regista sentimentale ed attento: fermo ed accucciato in basso, esattamente alle spalle della famiglia, ha atteso il momento in cui tutto si disponesse (macchina, terzetto familiare, colori del cielo, linea del mare coincidente con la linea delle braccia del bambino) in una ricerca di sintesi simbolica e sintonia cosmica, testimone ispirato e benedetto dalla bellezza.
Gianni Quilici. Costa di Koper (Capodistria). Slovenia. 1987.
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