09 febbraio 2022

"Miele" canzone di Giusy Ferreri

 


Del perché non snobbare Sanremo

di Silvia Chessa

       Miele. Stesso titolo del film del 2013 di Valeria Golino, coraggioso e rispettoso dramma intorno al tema della eutanasia, con Jasmine Trinca.

      Trovai toccante, importante, stimolante per un dibattito che purtroppo non avvenne - come spesso accade dei migliori dibattiti- quel film della Golino (film che suggerisco, a me e a tutti, di rivedere!)

      E  questa omonima canzone, portata da Giusy Ferreri, davvero particolare. Conquista per colore e nostalgia. Folcloristica come un mercatino vintage, romantica come una passeggiata notturna a Praga (nella impossibilità di prendere aerei, va bene anche girovagare nelle pagine di libri inossidabili come "Praga magica" di Angelo Maria Ripellino, 1973), con un richiamo alla tradizione gipsy e, per me, un'eco della filmografia surreale e fantasiosa di Kusturica.

      Giusy, sul palco di Sanremo 2022, ha esordito, nella sua interpretazione, suonando il megafono. Credo sia stato un colpo di genio: quella amplificazione vocale ha reso, con forza repentina ed immediata, l'idea di una voce che giunge da lontano. Ci trasporta lungi dal presente, e ci serve, sul vassoio d'oro di una poderosa orchestra, l'occasione di un distacco, un salto spazio temporale. Lo stesso salto che dobbiamo fare se vogliamo coltivare, oggi, le relazioni umane: connettersi con l'atmosfera dell'altro, malgrado maschere (Pirandello docet) e mascherine, distanze geografiche e distanziamenti, pretese e paure varie.. Essì, è come partire in missione nello spazio.
 

       Il racconto della canzone "Miele" è, in questa chiave, racconto di un distacco amoroso (quello di lei, lasciata da lui..) ma se ne ricava, volendo, un piccolo segreto per sopravvivere al nostro tempo.
Volontà di esserci e capacità di astrarsi. Nel meraviglioso, nel magico, che musica, cinema, libri, foto .. teatro da sempre sono lì per offrirci. Per mantenere alta l'attenzione serve, a tratti, saperla perdere.

        E poi tornare a rituffarsi nel presente, "vaccinati" nello spirito e rigenerati nella psiche da un booster di musica e nuove immagini immagazzinate.
        Ed eccola qui. Colei che ce lo ricorda. E canta. Questa miniatura di vulcano siciliano che erutta forza e poesia, ci trascina fuori da noi per risintonizzarci a ciò che di noi avevamo forse accantonato. Ma non perduto

 

 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bella recensione!