11 aprile 2022

“A piedi” di Paolo Rumiz

 

di Gianni Quilici

       Un viaggio di sette giorni   da Trieste fino al promontorio estremo dell’’Istria, Promontore. Un viaggio che nasce da due spinte.

       La prima: uscire dal chiuso del tavolino, da un sé, anche se aperto, curioso, e rompere, staccare, avventurarsi in un viaggio a piedi tra colline, montagne, paesi con negli occhi anche il mistero di ciò che non si è mai visto, che si può soltanto immaginare, che non si può prevedere, e che presenta ostacoli: fatiche, incognite, dubbi e qualche rischio.

       L’altra spinta è implicita: un viaggio fisico,  in cui l’esistenza diventa anche  rappresentazione,   corrispondenze, lettori e che può rimanere infine, come poi è accaduto, anche libro, memoria.

       Ed essendo un viaggio ha bisogno di una preparazione:  un sacco leggero con l’indispensabile per l’abbigliamento, due borracce d’acqua, uva secca, scarpe giuste ben collaudate, penna e taccuino, una mappa dettagliata. Ogni tappa ha una cartina disegnata con la lunghezza, il dislivello, il tempo più o meno necessario con illustrazioni di Alessandro Baronciani.

E‘ una guida?

        Certamente lo è, perché suggerisce un itinerario dettagliato, tuttavia esplorativo, perché si inoltra in una natura rigogliosa e selvaggia, in cui è possibile anche incontrare lupi o addirittura orsi, dove i paesi conservano memorie del passato e sono fuori dai circuiti turistici. E quindi ecco il paesaggio aspro dei monti, le rupi vertiginose, gli strapiombi, i castelli, il sole che picchia feroce, gli incontri umani e camerateschi.

       Ma come tutti i libri di Paolo Rumiz è molto di più di una guida, anche se questo  non ha la stessa pregnanza e complessità di altri viaggi. Cito tra quelli letti Tre uomini in bicicletta, Il ciclope,  Il filo infinito. 

        E’ un viaggio anche storico-politico “tra due mondi: le Alpi e il Mediterraneo; tre lingue: italiano, sloveno e croato; tre forti dominazioni: Roma, Venezia e l’impero d’Austria…. Un secolo fa, in questi luoghi, c’era un impero: l’impero austro-ungarico grande senza confini. Oggi l’impero si è ridotto in briciole e gli stati si sono venduti anche le strade ferrate, mandando in pensione, le linee periferiche. Privatizzazione la chiamano, ma è un gigantesco imbroglio . . . La Croazia, infatti, ha fatto una guerra in nome dell’indipendenza, ma oggi è in mano alle multinazionali”.

       E infine è il viaggio di un narratore che va oltre la descrizione, raccontandoci e portandoti con sé e, qua e là, toccandoci poeticamente, quando la prosa stessa e il  pensiero trasmettono, senza furbizie, emozioni.

       Un esempio è questa meditazione sull’andare a piedi, un’invettiva che intreccia un pensiero certamente discutibile nella sua radicalità  ad una passione sincera, umanistica .

  L’uomo che non cammina perde la fantasia, non sogna più e non legge più, diventa piatto e sottomesso, e questo è esattamente ciò che il Potere vuole da lui, per governarlo senza fatica, derubarlo di ciò che Dio gli ha dato gratuitamente e bombardarlo di cose perfettamente inutili a pagamento. Chi cammina, invece,capisce, parla con gli altri uomini, li aiuta a reagire a indignarsi contro questa indecorosa rapina che ci sta impoverendo tutti quanti. Il semplice fatto di mettere un piede davanti all’altro con eleganza, di questi tempi, è un atto rivoluzionario, una dichiarazione di guerra contro la civiltà maledetta dello spreco

       Oppure queste immagini  così visive e limpide, sorprendenti e originali.

L’alba è pulita, color mandarino

Scende un tramonto desertico ai colori di pesca, cui segue una notte da manuale di astronomia con greggi di stelle che migrano verso il campanile e Vega insolitamente luminosa, quasi un rogo azzurro”

Paolo Rumiz. A piedi. Universale economica Feltrinelli. Pag. 123. euro 8.50     

 

 

  

 

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