16 dicembre 2022

"Il corpo ricorda" di Lacy M. Johnson

 

di Marigabri

Ciao. Ieri sera sono stata sequestrata e stuprata. Oggi non vengo al lavoro.”

Questo è il messaggio che Lacy lascia nella segreteria dell’ufficio dove lavora. Dopo essere miracolosamente sfuggita al suo persecutore che l’aveva legata e incatenata alla sedia di una stanza insonorizzata.

Poi, a frammenti, a balzi tra il presente e il passato, a circonvoluzioni di andate e ritorni, Lacy racconta quel che il suo corpo ricorda e che mai potrà dimenticare. Insieme alla paura, al terrore, al panico, agli incubi che perseguitano le sue notti: due anni dopo, cinque anni dopo, dieci anni dopo. Fino a quando scriverne diventa necessario.

Doloroso e salvifico.

Lui, l’aguzzino, non è un individuo qualunque, uno sconosciuto squilibrato incontrato per strada. Lui è l’oggetto di un amore malato, durato quasi tre anni. Lui è definito L’Uomo Con Cui Vivevo.

“Comincia tutto così: lui che offre tutto quello che non sapevo di volere, e in cambio chiede tutto quello che ancora non ho imparato a dare.”

Assistente universitario, venezuelano, vent’anni più di lei.

La relazione morbosa con la giovane studentessa inizia male e continua peggio ma, come spesso accade, la soggezione di Lacy rende possibile tutto quello che succederà poi: la violenza, la sopraffazione, il sadismo reiterato.

“È così che mi vede lui: uno specchio che sempre riflette il suo potere.”

Eppure, difficile ammetterlo ora, difficile metterlo nero su bianco, confessarlo in un doloroso, intimo memoir: questo uomo potente e prevaricatore, questo uomo psichicamente disturbato, lei lo amava.

Scriverne, scrivere di questo malaugurato amore è quasi impossibile.

Scoprirne le ragioni non è praticabile. Non è un lavoro di (psico)analisi questo.

Il corpo allora diventa un varco e insieme un confine tra la realtà e la follia: “…questo corpo nudo uguale a qualsiasi altro corpo nudo: scuro o chiaro, contuso o rubicondo, bagnato e arrancante verso l’oblio”.

Sarà il corpo a diventare strumento, bussola, soggetto di una scrittura viscerale ed eviscerante, una scrittura scomposta che manda lampi irragionevoli e poetici mentre affonda le mani nel magma della propria oscurità per trovarne i fili narrativi.

Ed è così che il trauma diventa una storia, anzi “un reticolo infinito di storie”. Quella che Lacy M. Johnson scrive, quella frammentaria che ogni personaggio coinvolto raccoglie, quella che chiunque legga questo libro percepisce e interiormente rielabora, quella capace di dare senso a ogni esperienza di vita, anche la più assurda, la più incredibile e improbabile. La più straziante e oscura.

La storia che vale la pena, sempre, di tradurre nel linguaggio misterioso e abbacinante della letteratura.

Lacy M. Johnson. ll corpo ricorda. NNE

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