15 dicembre 2022

"La figlia unica" di Guadalupe Nettel

 

di Giulietta Isola

“Nella nostra società i figli sono assegnati ai padri in modo facoltativo e alle madri obbligatoriamente.”

          Guadalupe Nettel, ritenuta tra le più significative scrittrici latinoamericane della contemporaneità, racconta la maternità e tre diversi modi di essere donna. 

       E' un dato di fatto che si può essere madri in tanti modi e si può essere donne senza essere madri. L’ispirazione le viene dal cuculo e dal suo parassitismo, infatti la caratteristica di questo uccello è quella di deporre le uova in nidi altrui e poi abbandonarle, una metafora che ha molte analogie con il racconto. 

        Laura, protagonista e voce narrante, dimostra una disarmante sincerità quando e senza nessuna remora afferma che riprodursi è “un errore irreparabile”, si sente a disagio con i bambini, li scansa quando si avvicinano, dice alle sue amiche che un figlio limita la libertà, logora fisicamente ed emotivamente perché sono le donne a prendersi cura dei figli, rinunciando spesso al lavoro, le attività, alla vita di coppia “Ne vale davvero la pena?”. 

        Un tema scomodo che Nettel affronta addentrandosi nel pensiero di donne che per scelta non sono madri e le fa dialogare con donne che sono incapaci di procreare o che si interrogano sul senso del dare alla luce, non giudicando né cadendo nella facile retorica, ma tentando di delineare la relazione con il dolore connesso alla maternità. 

         Siamo in Messico, un Paese pieno di contrasti e contraddizioni, nel quale i collettivi femminili rivendicano e denunciano a gran voce diritti negati che condizionano la libertà individuale e stupri. Laura, una ragazza benestante di Città del Messico, lavora ad una tesi di dottorato, ha studiato in Francia, non vuol sapere di avere figli ed ha deciso di legarsi le tube, è una donna convinta di non voler essere madre, provocatoria ed ironica non intende “immolarsi sull’altare della specie”. 

         Le altre protagoniste sono l’amica Alina che partorisce una figlia con una malformazione al cervello e Doris, la vicina di casa, bella e depressa, ex cantante country tormentata dalle crisi di rabbia di suo figlio . 

                Nel libro si intrecciano le loro vicende esistenziali, le crisi ed i momenti di ritrovato entusiasmo, seguiamo i loro pensieri tumultuosi prima della quiete, ma in realtà, andando avanti con la lettura, ci si rende contro che questo è un romanzo sulla vita e sulla morte, sulle nostre fragilità e smarrimenti, paure e desideri, attese e dolore. Nessuno può sottrarsi al dolore: Laura impara a comprendere gli altri, li osserva come fa con i piccioni nel suo balcone, all’inizio è infuriata, c’è guano ovunque, vorrebbe ucciderli, poi impara a conviverci e si rattrista quando un uovo precipita dal nido. Si domanda se quella perdita sarà stata per loro dolorosa come lo sarebbe per gli esseri umani. La perdita tratteggia la condizione umana di chi arranca nell’esistenza esistenza dimenticando il proprio ruolo o di chi smania di concepire ad ogni costo “Cercando di essere felici, si buttano a capofitto nella propria sofferenza”. 

        Nettel , con emozione, imbastisce uno studio della maternità come atto di resistenza nella società contemporanea con le sue imposizioni culturali e convenzioni. La sua prosa, tra drammi improvvisi e lampi di luce, è delicata e struggente nel descrivere l’inadeguatezza e la natura permeabile della maternità , la malattia, l’elaborazione del lutto, l’isolamento, l’incomunicabilità delle proprie inquietudini , è empatica e non giudica. 

         Ho abbracciato il suo racconto e mi sono appassionata a questa storia viva, ho pianto, mi sono rallegrata, indignata ed ho sperato e Nettel , scrittrice delle anomalie e delle eccezioni, continua a piacermi molto.

LA FIGLIA UNICA di GUADALUPE NETTEL. LA NUOVA FRONTIERA EDIZIONI

 

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