26 dicembre 2022

“La luce delle stelle morte” di Massimo Recalcati

 


 di Marigabri

[…] il solo modo di portare a compimento un lutto è quello di riconoscerne la strutturale incompiutezza.”

La vita oscilla tra la perdita e il desiderio e forse la sfida esistenziale è riuscire a mantenere l’equilibrio tra queste due polarità fondamentali del nostro essere al mondo.

In questo saggio Massimo Recalcati analizza le diverse modalità di gestire il dramma della scomparsa di una persona cara, sapendo bene che- Freud insegna- il lutto è un lavoro psichico profondo, un lungo e tortuoso processo che dovrà portare il soggetto al superamento della fissazione melanconica sull’oggetto perduto.

Ma, a differenza di quel che pensava Freud, anche quando il soggetto è in grado di aprire il suo desiderio verso altro/altri, cioè in termini tecnici reinvestire la sua libido sequestrata dal lutto, il peso della perdita non può essere mai del tutto alleviato.

       È lo Zarathustra di Nietzsche che, pur dichiarando il suo sì alla vita, dovrà portare sulle spalle il peso dell’acrobata precipitato dalla fune. Ovvero: il lavoro del lutto prevede sempre un resto, uno scarto, qualcosa che non si lascia né domare né dimenticare.

      Perché una parte di me se n’è andata con la persona scomparsa.

      E questo significa dolore. Irrimediabile dolore.

      Eppure la luce di chi mi ha lasciato continua e continuerà a splendere in me finché vivo. Come il bagliore delle stelle morte arriva al mio sguardo superando i limiti dello spaziotempo, assenza che si fa presenza, misteriosa e imperscrutabile, eppure vera.

      Ecco allora aprirsi un sentimento nuovo: la gratitudine. Che può intrecciarsi alla nostalgia perché “quello che è passato non è più tra noi ma, anziché diventare oggetto di un rimpianto regressivo, risplende nella sua assenza raggiungendoci come una visitazione inattesa”.

Massimo Recalcati. La luce delle stelle morte. Feltrinelli

 

 

 

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