di Carla Rosco
Maurizio Bettini (1947)
classicista e scrittore, Direttore del Centro Antropologia e Mondo Antico
dell’Università di Siena, ha il dono della chiarezza e di una verve narrativa
che fa attraversare i suoi libri con grande facilità e piacere.
L’ultimo suo libro è “Chi
ha paura dei Greci e dei Romani - Dialogo e cancel culture”. Per l’autore il
dialogo con chi ci ha preceduto va sempre mantenuto perché il dialogo è tutto
nelle relazioni umane e sociali. Dialogo con i contemporanei e con chi ci ha preceduto.
Il fatto è che viviamo in
una società che sente di essere in un presente mai conosciuto fino ad ora,
forte di una tecnologia sempre più vigorosa e sofisticata, per cui la tentazione
di chiudere il dialogo con il passato o di ridurlo al minimo c’è. Si tratta
però di un presente fragile e minaccioso: “Come sappiamo in tutto il mondo
dagli schermi sgorgano fiumi di fiction, filmati o videogiochi interamente
costruiti su sesso, pornografia, violenza, torture, smembramenti, e così via.
Di questo planetario (e spesso ripugnante) flusso di immagini cui sono esposte
milioni di persone, donne e uomini, bambini e anziani, nessuno sembra dire una
parola: mentre nelle università i professori se la prendono con Ovidio ... Di
recente una scuola superiore del
Massachusetts ha eliminato dal curriculum addirittura la lettura
dell’Odissea, in quanto sessista”.
La cancel culture è un
fenomeno che riguarda soprattutto l’area anglosassone, bisogna però riconoscere
che quelli che esaltano la ricchezza dell’eredità classica in genere ne fanno un uso selettivo: per
esempio va bene l’Eneide di Virgilio o la Poetica di Aristotele, ma non le
pagine della Politica in cui Aristotele pretende di definire le caratteristiche
di quelli che erano schiavi per natura.
Esiste anche una corrente
di studi che considera la cultura classica non la cultura per eccellenza , ma
una cultura fra le altre, e che propone quindi riflessioni comparative. Occorre
evitare che il giudizio morale si sostituisca alla riflessione storica, al
bisogno di approfondire, di capire.
Approfondendo si possono
scoprire differenze interessanti come, per esempio, in campo religioso: “La
flessibilità, l’intrinseca inclusività, la continua evoluzione che
caratterizzano il politeismo greco e romano contrastano visibilmente con la
rigidità dei monoteismi: ancora in buona parte prigionieri delle loro fedi in
un dio unico e vero che esclude tutti gli altri”.
Il movimento della “cancel
culture” è stato accompagnato da un altro denominato “decolonizing classics”,
che imparentato con il primo in area anglosassone sta crescendo: si chiede di
decolonizzare i classici perché essi sarebbero inestricabilmente legati
all’imperialismo, al sessismo, al razzismo e al colonialismo dell’Occidente
(l’espansione imperialista dell’Italia fascista seguì due direttrici “romane”:
quella della disciplina e della forza militare e quella della missione civilizzatrice).
Quindi vengono individuati
testi la cui lettura, nelle scuole e nelle Università, dovrebbe essere abolita,
limitata o preceduta da un avviso. Si chiede inoltre che agli studi classici
accedano studenti di altre etnie, che anche i professori non siano quasi
esclusivamente maschi bianchi, e che si dia spazio maggiore alle donne.
Questioni interessanti,
che ci dovrebbero far riflettere sul fatto che anche in Italia, quando ci
saranno seconde, terze, quarte generazioni di giovani immigrati, ci sarà anche
chi fra di loro vorrà conoscere meglio il proprio passato e farà confronti o si
sentirà in conflitto con la nostra cultura.
In ogni caso comunque
l’atteggiamento che deve prevalere è quello del dialogo, della conoscenza.
“Sono uomo, niente di
umano ritengo mi sia estraneo” scriveva Terenzio nel suo “Il punitore di se
stesso”, che è un elogio della indiscrezione fra uomini, un invito a superare
il reciproco mutismo in nome della comune umanità, nonostante gli ostacoli e le
preclusioni.
Carla Rosco. “Chi ha paura dei Greci e dei Romani? - Dialogo e cancel culture” di Maurizio Bettini. Einaudi, euro 12
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