L’amor che move il sole e l’altre stelle
di Giovanna Baldini
La
favola del re buono, di Castrenze Bonanno non è un libro di storia sulla
vicenda umana e politica di Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro
Romano Impero. L’Autore, infatti, narra una favola a sfondo morale, dove i
buoni sentimenti prevalgono sempre nelle azioni dei protagonisti, accompagnati
dalla comprensione verso chi sbaglia, e mai dal rancore o dalla vendetta.
Il motore che muove il
mondo, pensa l’Autore, è l’amore, anche se l’uomo spesso tende a ignorare
questa grande verità.
Palermo, prima metà del
XIII secolo: il dove e il quando si svolgono i fatti raccontati nel libro,
ambientati nella città siciliana che quel grande sovrano rese famosa per
splendore artistico e culturale fino agli angoli più lontani del mondo allora
conosciuto.
I personaggi, che agiscono
attorno al protagonista, sono d’invenzione e l’intreccio racconta una storia
d’amore e d’amicizia.
Secondo Bonanno, le idee
di dominio, di sopraffazione, di potere e ricchezza, che sempre hanno spinto
gli uomini ad atti efferati e distruzioni, si sono realizzate a danno di molti
nel corso dei secoli. Mentre, invece, le idee di solidarietà, amore,
fratellanza sono sempre rimaste minoritarie e perdenti e i portatori di questi
alti valori etici e morali tacciati spesso da eccentrici visionari o sognatori.
Per esempio, Federico II, ne
La favola del re buono diventa per lo
scrittore siciliano il modello del monarca illuminato che, dovendo partecipare
a una crociata contro gli infedeli indetta dal papa, preferisce tentare
un’azione diplomatica. È convinto, il sovrano siculo-svevo, formato a saldi
valori di giustizia e fermi principi religiosi, che il dialogo tra i popoli sia
più proficuo delle stragi e delle distruzioni; che la pace e l’incontro portino
benessere e serenità.
Ragionamenti di puro buon
senso che tutti dovrebbero impegnarsi ad attuare nella vita di ogni giorno,
ottemperando anche alla parola di Dio, che è unico, secondo l’Autore, anche se
conosciuto e adorato con nomi differenti.
Attraverso l’amore
impossibile dell’imperatore Federico II e una popolana, Anna, un uomo e una
donna di classi sociali molto distanti tra loro, ma uguali nei sentimenti che
provano, il messaggio della favola è chiaro: in questa nostra vita l’unico sentimento
che dà senso all’esistenza è l’amore, inteso in ogni sua sfumatura.
Ma il genere umano, e
Castrenze Bonanno non si stanca mai di ripeterlo, è sordo e cieco, perché,
parafrasando Francesco Petrarca, “vede il meglio e al peggior s’appiglia”.
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