MIRTOS, Cefalonia |
di Gianni Quilici
E’ uscito in libreria “Fuorigioco”, secondo libro di poesie, dopo Fraternità,
di Virginio Giovanni Bertini, fino a poco tempo fa sindacalista della CGIL, autore di un libro a più voci Il
corpo e l’anima, diario appassionante di una lotta per diritti negati,
e del romanzo Cuore vuoto.
Bertini è poeta vero. Un poeta
civile ed insieme esistenziale, in cui si percepiscono echi di Garcia Lorca e
Leopardi, di Brecht e delle canzoni Rap.
“Fuorigioco” è
formato da tre sezioni intimamente collegate.
La prima,
“Ultrasuoni dell’anima”, è poesia di un realismo visionario (Mirtos, Tramonto a Petani, Luna rossa a Costa Rei), a volte di impronta
surrealista (Sensazioni lunari), in
cui alla bellezza stupefatta del creato si mescolano inquietudini, smarrimenti,
angosce.
La seconda parte,
“Dimensione di amore e morte”, rappresenta efficacemente due dei più estremi
contrasti del vivere quotidiano: la felicità che diventa ballata travolgente,
euforica che trascina anima e corpo vorticosamente e all’opposto
incomunicabilità, passioni ormai prosciugate fino a uno struggente e doloroso
cantico per la perdita del fratello Giorgio, sacerdote, morto ancora giovane (Portate le rose gialle)
Portate le rose
gialle
alla croce di
legno,
nella nuda terra
ei giace.
La sua grassa
risata
è spenta,
Isola tace
l’urlo disperato
di una madre,
unica voce. ( … )
L’ultima sezione,
“Elogio dell’anticonformismo”, contiene le poesie più direttamente civili.
Versi intrisi di invettiva contro la “cieca gentile ferocia” della burocrazia,
contro “le guerre intelligenti e umanitarie”, contro “le tanti solitudini”, in folgoranti ritratti di vite tradite,
martoriate, spezzate; ma anche versi pieni di invito ad ascoltare e ad ascoltarci, senza
paura, senza pregiudizi, senza falsi moralismi.
Termina, infatti, l’ultima delle poesie, rivolgendosi
soprattutto ai giovani:
“E’ ora di svoltare, di schizzare,
di credere in te stesso, qui oggi,
in questa terra solare
di giocare la partita
della tua vita. (…)
E i giorni
vivili tutti,
come fossero ultimi
non come primi
anche
nell’anno che verrà” .
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