di Giulietta Isola
“I nomi si dimenticano facilmente, basta riempirsi di parole altrui, mappe altrui, e le lettere scompaiono come zucchero sulla lingua. Ma i colori restano, come macchie sotto le palpebre.”
Un esordio letterario coi fiocchi che mi ha molto colpito per il linguaggio giovane, diretto ed immediato che si rifà al parlato e non ha paura di esaminare la realtà anche nei suoi lati scabrosi o spiacevoli.
Si alternano il presente di un viaggio ai ricordi di un passato e di un vissuto che quel viaggio hanno motivato e che, sostanzialmente dice: per rimettere insieme i pezzi e vivere l’oggi bisogna tornare all’ieri, a quello che siamo stati, che abbiamo perso o guadagnato.
La citazione di Alice nel paese delle meraviglie è molto interessante e ci accompagna a comprendere la narrazione: l’autrice Sara era, forse, un’altra persona prima di una telefonata che la ributta letteralmente nel passato. Ha lasciato da anni la Bosnia, vive a Dublino con un compagno, ha una casa, abitudini consolidate eppure basta la voce di Lejla per scardinare certezze e strapparla ad una realtà acquisita con grande sforzo.
Lejla o Lela è stata la persona più importante della sua vita, un rapporto iniziato nell’infanzia il primo giorno di scuola quando bastò uno sguardo per scegliersi e creare un cerchio magico al centro del quale c’erano solo loro due e tutti gli altri fuori, un legame che si trasforma in un complicato rapporto di dipendenza. Gli anni le hanno allontanate, dopo 12 anni quella voce riemerge dal passato evocando il nome del fratello Armin ed insieme il passato della guerra in Bosnia, le famiglie, il loro rapporto contorto tenuto insieme da un equilibrio tra forze disomogenee.
Sara, protagonista e voce narrante ci trasporta in quello che fu il loro mondo articolando il racconto in due flussi narrativi : il viaggio di oggi da Mostar a Vienna che lei e Lejla intraprendono e il passato richiamato da ricordi, immagini, sensazioni, eventi condivisi che hanno segnato le loro vite insieme. Da una parte un “on the road” con imprevisti e avventura e dall’altra un romanzo di formazione, a collegare le due situazioni c’è il bisogno di Sara di chiarezza, di risposte rimaste sospese, di capire cosa sia stata la loro amicizia, cosa ne è sopravvissuto e cosa potrebbe diventare. Per Sara quell’amicizia repentinamente interrotta è una ferita aperta, sanguina e provoca dolore, Lejla mostra un atteggiamento di superiorità, una spavalderia tagliente e sprezzante che la riporta nell’oscurità della Bosnia , ad un passato difficile ed ad un altrettanto difficile rapporto con i genitori.
L’autrice Lana Bastašic ha 36 anni, è nata a Zagabria, era bambina durante quella guerra e proprio quegli anni sono la cornice del libro assieme alla ricerca di Armin, il bambino perduto, quel balija bosniaco musulmano, che si trova forse a Vienna.
E il coniglio presente già nelle prime pagine? E’ la Bosnia racchiusa in un quadro, imprendibile, difficile da catturare nonostante squarci e ferite che la scindono da sempre.
Un romanzo importante per tutti noi, la Bosnia è stato un “mare di possibilità” che i bambini di allora hanno visto diventare un cimitero ed oggi, adulti sopravvissuti, ci raccontano una guerra con cui, in fondo, la popolazione non è mai riuscita a fare i conti.
Bello il tema dell’amicizia tra due donne, una sorellanza complessa capace di condividere, con naturalezza, anche le esperienze più intime, ma interessante anche il racconto dell’ intolleranza religiosa verso le minoranze islamiche presenti nell’area da più di cinque secoli e dell’identità femminile in un contesto di povertà e arretratezza culturale.
Leggendo capirete perché Lejla cambia il suo nome pensando che avrebbe avuto un destino migliore ed evitato la violenza ed il nazionalismo, ma noi lettori europei occidentali abbiamo poca familiarità con la storia dei Balcani e non abbiamo una vista di insieme delle problematiche, potremmo aver la scusa per approfondire.
Consiglio questo viaggio indimenticabile nel quale la memoria è impetuosa, diretta, libera, volta a liberare dal dolore, la scrittura è molto intensa ed Alice…solo alla fine acchiapperà quel coniglio bianco. “Un quadro, un coniglio, una chimera da inseguire.”
AFFERRA IL CONIGLIO di LANA BASTASIC NUTRIMENTI EDIZIONI
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