di Giulietta Isola
La letteratura tunisina non gode della stessa visibilità e successo di quella marocchina o egiziana eppure vanta degli autori di grande interesse anche molto giovani, le ragioni sono molte e quelle politiche non sono da sottovalutare.
Nell’ultimo decennio eventi importanti e collegati come la destituzione del presidente Ben Ali, ex poliziotto dalla modestissima statura intellettuale e culturale, e la rivoluzione dei gelsomini, poi chiamata «primavera araba», hanno rappresentato anche la liberazione della parola, una grande conquista ed un esercizio di libertà che dà voce alla nuova Tunisia, quella democratica, plurale, coraggiosa.
I libri scritti e pubblicati in questi ultimi anni mostrano un Paese arrabbiato e battagliero da un lato, deluso e rassegnato da un altro, la disoccupazione alle stelle, la frammentazione politica e l’insanabile crisi economica aggravata prima dal terrorismo ora dall’emergenza Covid-19, non hanno impedito alla Tunisia di sognare anche attraverso i romanzi.
Fra gli scrittori più premiati ed eminenti c’è sicuramente Ali Becheur che scrive in francese. «Sono nato tra due mondi . Essere colonizzato significa essere destinato a non sapere su quale piede appoggiarsi. […] Essere colonizzati conferisce il dono dell’ubiquità. […] Quanto a me, volevo sì parlare in francese, scrivere in francese, ma restando arabo, indigeno»
Nel suo ultimo romanzo tradotto in Italia “Il paradiso delle donne” il narratore, un uomo anziano alle prese con una tardiva passione, racconta a Luz, una donna conosciuta ad una festa , i momenti fondamentali della sua vita. Il racconto viene articolato in modalità differenti: in alcune parti il protagonista si rivolge direttamente all’interlocutrice in altre, dal taglio più diaristico, a raccontare è una terza persona riflessiva che si rivolge a qualcuno per scoprire qualcosa in più su di sé.
L’uomo indaga ed esplora la sua vita tramite le donne che l’hanno in qualche modo segnata e gli hanno dischiuso il loro paradiso: per prima la madre e le sue amiche, poi una cugina, una vicina di casa, la sua futura moglie e altre.
Ogni figura femminile contribuisce a svelare una parte di un mistero fatto di corporeità ed emozioni : l’erotismo, l’amore, la disillusione. Ci pare subito evidente che tutti i momenti cruciali nella vita del protagonista sono legati al femminile ed è dunque naturale che il suo interlocutore sia una donna, ma non dobbiamo dimenticare che siamo in un Paese arabo ed il legame attraente e misterioso con l’altro sesso evidenzia e sottolinea il contrasto insanabile con la mascolinità.
Il mondo del narratore è nettamente diviso in due: da una parte le donne, le loro emozioni incomprensibili e profonde, i loro profumi, i loro vestiti, i loro pettegolezzi, la loro necessità di essere belle, appetibili e discrete allo stesso tempo, dall’altra gli uomini, il loro universo privo di condivisione profonda, la necessità di reprimere le emozioni e di assumere le vesti di predatori.
Il contrasto e la lotta parrebbero gli unici legami possibili tra i due sessi, o almeno così è stato insegnato al protagonista fin da bambino. «Le allevano nel terrore del maschio. Crescono nel terrore dei loro discorsi ammaliatori, delle mani che frugano, rovistano, palpeggiano e soprattutto del coltello nascosto fra le gambe che squarta le donne, fa gonfiare la pancia e disonora famiglia e parenti.»
Ali Becheur ci racconta l’iniziazione tipica dell’adolescenza, la voglia di conoscenza e sperimentazione, l’incontro con quel lembo di paradiso tutto femminile, uno spaccato di vita e di consapevolezza, ma ci racconta anche una Tunisi che non c’è più, una città ormai passata che era fatta di odori e colori ed oggi è uniformemente grigia, ce la racconta con spirito nostalgico attraverso una prosa accogliente e rassicurante ed uno stile vivido e ricco nel quale non manca un filo di ironia. Consigliato
IL PARADISO DELLE DONNE di ALI BECHEUR, FRANCESCO BRIOSCHI EDITORE
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