di Laura Menesini
Libro di memorie? Non direi!
Si tratta piuttosto di amore,
amore fortissimo e inconsolabile per il proprio paese, per quel posto dove si è
trascorsa l'infanzia e la prima giovinezza, per quel paesino che ormai è
cambiato, ma che nel secondo dopoguerra e poi negli anni '50 e '60 era un
parco-giochi libero a tutti, dove i bambini e poi i ragazzini potevano
sbizzarrirsi senza pericoli e dove la scarsità di giochi faceva sì che la
fantasia di ciascuno inventasse qualcosa di nuovo, anche se sciocco (ad esempio
il rametto di bosso in tasca).
Il “nostro” però non era così
libero come si potrebbe supporre, in realtà una madre-tiranno lo teneva ben
stretto sotto il proprio controllo e solo la sua buona stella ha fatto sì che
abbia potuto allontanarsi e finalmente crescere, anche se il prezzo – salato –
da pagare è stato questo struggimento interno che non abbandonerà mai chi ha dovuto lasciare il
proprio paese, sia pure per un posto più bello e vicino, e per di più ha fatto
questo salto per amore.
Dire il nostro, però, non è
esatto in quanto i nostri sono due, un'amicizia profonda e duratura che li ha
fatti sentire fratelli e confidenti.
Chi ha vissuto quegli anni
ritrova in queste pagine tutta la sua gioventù, la mancanza perenne di risorse,
le lunghe passeggiate notturne quando, chissà perché, la lingua si scioglie e
l'oscurità ti permette di dire cose che mai ti sogneresti di pronunciare alla
luce del sole. Talvolta le parole
diventano discussioni, banali per noi adulti oggi, ma profonde e sentite
per chi sta cercando di chiarire a se stesso innanzi tutto, e poi agli altri,
la sua personalità e il suo volere e quell'andare in su e giù serviva proprio a
questo scopo.
Tutti dovrebbero leggere queste
pagine: ai molti che hanno vissuto quel tempo torneranno in mente le proprie
avventure, ai più giovani che sono nati in un mondo tanto diverso servirebbero
per capire cosa hanno perso, anche se hanno acquistato tutti i progressi
dell'elettronica!
Anche il linguaggio e la
forma sono adeguati agli anni descritti e se oggi appare strano sentir parlare
di “spalle tornite” o di “fagottino urlante” perché gli SMS ci hanno
abituati a una sintesi estrema, in quei
“lontani” anni questo era l'italiano che parlavano le persone con una certa
istruzione.
Pier Luigi Ghilarducci. Il Giardino di Luca . Il giovane
Holden Edizioni
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