L'uomo
che tiene gli spiccioli nel "tacco", quella sottospecie di borsellino
in pelle o similpelle, a forma di ferro di cavallo o di tacco, appunto, creato
una ventina d'anni fa, credo, o almeno così mi suggerisce la memoria, in
corrispondenza dell'ingresso in Italia dell'euro...forse? ...non so.
Ma,
a parte l'oggetto che è antiestetico in sé, non vorrei più vedere gli uomini
compiere il gesto di frugare- spidocchiare dentro il tacco, alla strenua
ricerca delle monetine per pagare il caffè, ma le monetine quelle più piccole
di rame, da un centesimo e due centesimi...
E
li vedi arraffare con le due dita che nemmeno gli ci entrano in quella fessura
così minuscola per la mano di un uomo che in genere è grande come una pala e ci
mettono un quarto d'ora nel racimolare il misero tesoro e lasciano immaginare
di essere in preda all'avarizia, ai confini con l'avidità e che questa sia
estesa anche nei rapporti affettivi, nella socialità, nell'umanità...
E
anche ci leggo, nel gesto, una insopportabile mancanza di rispetto verso chi il
caffè glielo ha servito, perché devo dire che compiono quel gesto come se non
ci fosse nessuno. Infatti, nello sguardo che non mi vede, c'è lo stesso intimo
piacere di chi con le dita si stia scavando una galleria nelle narici, in una
toilette pubblica, ma in segretezza privata...invece, davanti ai miei occhi di
barista, discreti, sì, ma vivi...
E non sono sessista, semplicemente il
"tacco" è un oggetto, ripeto, orrendo, mai visto nelle mani di una
donna. Il portafoglio è più dignitoso per tutti.
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