Svoltando sulla
destra prima del passaggio a livello della micro stazione di S. Ambroggio, la
strada segue per poco la linea ferrata Calvi-Ile Rousse.
Mi lascio alle
spalle le ultime casette del centro turistico ed il paesaggio repentinamente si
fa selvaggio. La strada diviene un percorso ad ostacoli, buche nell'asfalto
consumato, che si fanno voragini da schivare, come in una pericolosa gimkana.
Il paesaggio è dominato dalle rocce granitiche. Nella macchia mediterranea è l'
elicriso a fare da padrone. Ancora vento. Ancora incessante. Ancora a tratti
impetuoso. Diffonde nell'aria il pungente profumo dell'elicriso.
foto di Maria Teresa Landucci |
Una presenza
silenziosa, anzi una moltitudine di presenze, assiepate all' ombra di un
maestoso olivo. Presenze immobili, sotto il sole di mezzogiorno. Pecore.
Bianche e nere. L' odore acre ne anticipa l'esistenza. Il loro guardiano a
quattro zampe mi appare con fare poco minaccioso: due improbabili orecchie, una
dritta come un' antenna, l' altra ripiegata sul muso. Continuamente in allerta,
pronto a rilevare ogni minimo pericolo per il suo gregge. Probabilmente la mia
presenza non risulta sufficientemente minacciosa ai suoi occhi, mi guarda
furbesco e scodinzola.
Ritorno sull'asfalto, ormai sottile striscia nera. Ad una leggera salita segue una ripida discesa: come da un trampolino mi sento catapultata nel blu, quasi a toccare sia cielo che mare.
Ritorno sull'asfalto, ormai sottile striscia nera. Ad una leggera salita segue una ripida discesa: come da un trampolino mi sento catapultata nel blu, quasi a toccare sia cielo che mare.
foto di Maria Teresa Landucci |
Punta Spanu è un
sito protetto di rocce e di mare, un parcheggio nascosto tra la vegetazione ed
un breve sentiero che conduce ad una spiaggetta. Un cartello ammonisce il
visitatore sulle buone norme da osservare al fine di preservare l' equilibrio e
l' armonia del luogo. Le regole sono rigide, direi ferree ... rispettare il
silenzio, non parlare ad alta voce, non lasciare mozziconi di sigaretta, giochi
da spiaggia, balli e canti non ammessi... Sorrido ma condivido ogni
raccomandazione e mi affaccio sulla spiaggetta. Una sottile mezzaluna di sabbia
dorata si apre su di una piscina naturale, dove l' acqua, fortemente
salmastra, si fa laguna, chiusa da un ferro di cavallo di rocce che
dolcemente si tuffano in mare. Regno dei bambini, che in una babele di lingue,
sguazzano, si schizzano, ora si tuffano e poi riaffiorano, ora scendono in
apnea e poi risalgono. Superata la prima barriera di scogli si apre una seconda
piscina, più ampia, più profonda. Le rocce intorno, come palchetti di un teatro
naturale, l' acqua il palcoscenico, dove ogni giorno la natura recita il suo
infinito spettacolo.
foto di Maria Teresa Landucci |
Un grande tronco
abbandonato sulla sabbia sarà per oggi il mio divano, la mia poltrona. Lascio
tutto per intraprendere il sentiero che porta alle rocce, lo seguo. Macchie di
fichi degli Ottentotti, purtroppo non più fioriti, si alternano ad intrusioni
rocciose. Sul paesaggio domina solitaria una torre genovese, testimonianza della
nostra forte presenza sull' isola. La costa è alta, anzi altissima, da
vertigine. Non posso guardare giù, l' acqua è lontana ed il blu è troppo
profondo.
Ritorno sulla mezzaluna di sabbia. Ancora un tuffo, l'ultimo di questa giornata, che si chiude con un altro tramonto, violento, rosso, rosso sangue. Un attimo e non c' è più.
Ritorno sulla mezzaluna di sabbia. Ancora un tuffo, l'ultimo di questa giornata, che si chiude con un altro tramonto, violento, rosso, rosso sangue. Un attimo e non c' è più.
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