di Giulietta Isola
Gravesend è un quartiere di Brooklyn, periferico rispetto a New York, negli anni si è trasformato in luogo per comunità d’immigrati, molto nutrita ad esempio, la comunità italiana. Sono state costruite abitazioni popolari e, come spesso succede, è diventato terra di famiglie numerose, crogiuolo di linguaggi e dialetti europei mischiati all’inglese, di tradizioni importate; ma anche di povertà, di violenza, di lotte tra bande, di mafia, di spaccio di droga.
Gravesend è anche il luogo di un bel romanzo noir, genere che normalmente non apprezzo, ma questo mi è piaciuto molto sia per la trama sfaccettata che per i personaggi “sfigati” che rimangono nel cuore.
Partiamo da Conway, il cui fratello Duncan, è morto in maniera ben poco accidentale per una trappola nel quale è stato attirato da un manipolo di balordi locali. Il suo “peccato”? Essere gay. Questa morte segna l’inizio della fine per la famiglia :la madre scompare da un giorno all’altro distrutta dall’alcol, il Vecchio, il padre , diventa l’ombra dell’uomo che era stato e Conway sogna la vendetta. Ray Boy Calabrese, capo della gang assassina, viene arrestato e condannato a sedici anni di prigione, scaduti i termini della carcerazione, Conway potrebbe mettere in atto la vendetta tanto agognata, ma uccidere è difficile ,il ragazzo non ce la fa nonostante Ray Boy , devastato dalla prigione e (forse) dai sensi di colpa, voglia essere ucciso.
Tutto nel primo capitolo fulminante, originale e terribile nel quale Boyle trasforma in altro la vendetta e Gravesend, quel piccolo spicchio di mondo abitato da italoamericani, diventa il teatro di una discesa all’inferno che coinvolge Conway e Ray Boy, ma non solo.
Incontriamo anche Alessandra (personaggio interessantissimo e perfettamente caratterizzato del romanzo) tornata al quartiere natio dopo aver tentato la carriera di attrice a Los Angeles, i padri dei due,, Eugene, nipote di Ray boy , Stephanie, collega di Conway e amica d’infanzia di Alessandra, McKenna un ex poliziotto alcolista, personaggi di grande impatto e forza.
Fra tutti loro la penna di William Boyle scorre con drammatica profondità, rappresenta le contraddizioni della realtà in cui viviamo con le sue debolezze e le sue storture, è coinvolgente e riesce a farci affezionare a questi ragazzi disperati e umani per i quali il destino sembra segnato ed irreversibile, ci mostra la loro parte più scura ma anche ciò che non è stato scelto, istanti, incontri che avrebbero potuto condurli su strade diverse e forse migliori.
Sono la generazione del dopo 11 settembre e della crisi del 2008, quelli della “generazione perduta”, prede fin troppo facili di malessere e furia che non trova sbocco, il passato li schiaccia ed il futuro sembra insondabile, giovani che si fanno amare fra stordimento e ricerca di riscatto in quel quartiere che li domina impassibile e noncurante di fronte allo sgretolarsi implacabile delle loro vite.
Duro, poetico, pieno di passione, una lettura molto bella che consiglio.
WILLIAM BOYLE . GRAVESEND. MINIMUM FAX EDITORE
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