25 gennaio 2023

"Un inverno freddissimo" di Fausta Cialante

 

di Marigabri

“La soffitta cominciò a scricchiolare per il gran freddo sotto il peso che gravava sulle tegole, e poiché non era possibile tener accesa la stufa anche di notte, al mattino non solo si trovava posato sui davanzali un alto e morbido strato di neve fresca, anche i vetri ne erano incorniciati e nel loro mezzo s’incrostava il ghiaccio.”

       L’inverno del 1946/47 a Milano fu molto freddo. La guerra era appena finita e ovunque le macerie ne rammentavano il dolore individuale e la devastazione collettiva.

       Nel 1966 Fausta Cialente ne racconta l’amaro riverbero in un romanzo raffinato e polifonico che ruota intorno alla figura di una donna tenace e gentile, Camilla, che vediamo attrezzare al meglio una soffitta per accogliere e proteggere i suoi tre figli: la bellissima, scontrosa Alba, l’adolescente scrittrice in erba Lalla e il piccolo, affettuoso Guido, che osserva il mondo come fosse un teatro.

       L’ambiente destinato nelle intenzioni di Camilla a unire la sua famigliola accoglie anche l’introverso nipote musicista Arrigo, insieme alla leziosa moglie francese, nonché la giovane spaurita Regina, ora madre del neonato avuto da Nicola, il nipote morto da eroe nella lotta partigiana.

       Manca un marito e un padre, però. È l’uomo che durante la guerra li ha abbandonati tutti e di cui non vi è più traccia. Differenti sentimenti si agitano nel cuore di ciascuno di loro verso questa ferita.

       Personaggio chiave è il vicino di casa (forse l’unica figura maschile positiva): Enzo, tornato in Italia dall’Egitto con una misteriosa storia alle spalle che qui viene taciuta, ma che la scrittrice ha raccontato in un libro precedente.

      Come riesca Fausta Cialente a intrecciare le fila di un racconto tutto sommato semplice facendone un tessuto articolato e complesso, lo dobbiamo alla qualità della scrittura, che moltiplica i punti di vista e inanella le differenti situazioni in un quadro ampio e insieme dettagliato.

       La memoria, il lutto, il disincanto, le ferite della guerra e la difficoltà di ricostruire la propria vita nella pace, le aspirazioni segrete di ciascuno che cercano di uscire dal gelo per trovare una via di luce e di senso sono i temi prevalenti di un romanzo che ha il pregio di riportarci nell’umore di un tempo dimenticato, con uno sguardo amaro ma non privo di speranza.

       Alla fine del racconto la soffitta si spopola, le sorti di ciascuno si definiscono o sfumano, “tutto quel che doveva cadere era caduto, si era infranto quel ch’era destinato a infrangersi”; le prime avvisaglie della primavera dischiudono una promessa di vita incamminata verso l’incerto futuro.

Un inverno freddissimo. Fausta Cialante. Nottetempo

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