12 marzo 2015

"Alexander Rodchenko" di Chiara Savettieri




di Chiara Savettieri
                       
 Alexander Rodchenko diceva di voler "rivoluzionare la visione", indicando la strada per vedere la realtà più banale e quotidiana in modo diverso. Scegliendo inusuali punti di vista, ribassati o rialzati, combinati o non con scorci in diagonale, persone, oggetti, edifici, strade si trasformano nelle sue foto in pure forme astratte, in ritmi visivi, in dinamiche geometrie.

La macchina fotografica diventa uno strumento che permette di fissare e rivelare il mondo sotto altre prospettive, diverse da quelle tradizionali.

Avviene un miracolo: quello di far coincidere realtà e bellezza, immersione nell’attualità e metafisica della forma. Foto-epifanie in cui l'occhio dell'artista - e il suo strumento, la macchina - scoprono che nell'affastellarsi di impressioni visive che ci provengono dalla realtà, vivono limpide geometrie, nitide composizioni formali, netti contrasti di materie, colori, grane, partiture ritmiche a formare un superiore equilibrio...il tutto sta nel coglierle: ecco la differenza tra un attento e attivo occhio artistico e un distratto e passivo occhio comune.

Kant aveva ragione quando diceva che la bellezza è nell'uomo. Nell'uomo che sa vederla.

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