di Maddalena Ferrari
L’ambientazione moderna ( la New York degli anni 80 del
novecento, dove la regista Rosetta Cucchi ha immaginato un Don
Giovanni star di un locale alla moda, “ un uomo mito che viveva sopra le righe
forse conscio di dover bruciare tutto e subito..”) spiazza ed in alcuni momenti
stride un po’.
I tentativi di essere originali e di sorprendere nella lettura
di un’opera lirica, e in particolar modo del capolavoro di Mozart, così
stringente nella sua attualità, si sprecano. Se è comprensibile il desiderio di
uscire dalla routine ed è persino encomiabile il coraggio di rischiare, non si
possono eludere due o tre problemi che inevitabilmente si pongono.
Primo, il pericolo di slabbrature o forzature; che in questo
caso, in qualche misura, ci sono: ad esempio, il rapporto del libertino con
Donna Anna, che, si accenna in un primo tempo e poi si esplicita con immagini
di flash-back, viene consumato con reciproco godimento in un taxi; ed allora la
domanda di Leporello al padrone “Ma
Donn’Anna cosa ha voluto?” perde ogni spessore di ambiguità e quindi di
profondità; e poi la “statua” del
Commendatore, nel recitativo della scena del cimitero, diventa l’immagine, in quanto siamo in un
laboratorio fotografico...
In secondo luogo, occorre chiedersi se questa messa in scena
ha un senso: e forse ce l’ha più da un punto di vista ideologico che artistico;
ciò non toglie però che presenti dei momenti intensi ed efficaci, quando i
rapporti con il reale si fanno più stilizzati e simbolici, come il banchetto
con il convitato di pietra e la fine di Don Giovanni, momenti che sono sempre
stati di difficile rappresentazione.
Il problema più importante è però se l’impianto complessivo,
musica, cantanti, azioni, movimenti, regge: si può affermare che , nonostante
qualche sbavatura e imperfezione, l’operazione ha ritmo, tensione, capacità di
coinvolgimento. Grazie, naturalmente, alla meravigliosa partitura; ma anche
alla compattezza della direzione d’orchestra di Aldo Sisillo ed alla bravura dei cantanti-interpreti, soprattutto Alessandro Luongo, un Don Giovanni giovane, aitante, agile, con
una bella voce duttile; Antonio Di
Matteo è un Leporello corretto e
scorrevole, mai sopra le righe; Yolanda
Ayuanet una Donna Anna fluida e sinuosa; Raffaella Lupinacci una Donna Elvira
energica e appassionata.
DON GIOVANNI
Dramma giocoso in due atti KV 527 . Libretto di Lorenzo Da
Ponte. Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Personaggi e interpreti: Don Giovanni Alessandro Luongo, Il
Commendatore Antonio Carmelo Di Matteo: Donna Anna Yolanda Auyanet, Don Ottavio
Blagoj Nacoski (28 febbr) / Francesco Marsiglia* (1 mar), Donna Elvira
Raffaella Lupinacci, Leporello Roberto De Candia, Masetto Felipe Correia
Oliveira**, Zerlina Ayse Sener**
Direttore Aldo Sisillo, Regia Rosetta Cucchi, Scene Andrea De
Micheli, Costumi Claudia Pernigotti, Luci Andrea Ricci, Maestro del Coro
Stefano Colò
Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Coro Lirico Amadeus-Fondazione Teatro Comunale di Modena
Teatro del Giglio di Lucca 28 febbraio 2015 e 1 marzo 2015
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