di Gianni Quilici
Ho letto il libro di racconti “L’amore nonviolento di Carla Rosco, cercando di avere l’occhio del sociologo, avendo giustamente inteso ciò che la stessa presentazione faceva balenare: l’amore o il desiderio di esso nelle decine di possibili articolazioni e sfumature che esso può assumere.
Mi sarebbe piaciuto accompagnare, infatti, a considerazioni critiche di carattere estetico un ragionamento sociologico sull’amore di oggi, meglio le sue difficoltà. Non è detto che ciò non sia possibile, ma avrei dovuto leggere il libro con foglio e penna in mano e ragionarci ogni volta, come se i racconti stessi potessero essere ingabbiati, mentre invece sono stato trascinato da ciò che mi suscita la letteratura, in questo caso, la poesia dei sentimenti, la loro forza, o meno, nella rappresentazione.
L’impressione che mi hanno suscitato è questa: nessun racconto è banale o scontato, perché c’è uno sguardo sui rapporti di coppia sempre sottile. La sottigliezza nasce da personaggi pensanti, che delineano contraddizioni anche implicite attraverso dialoghi sostanziosi. Penso a “La via della luce”, “L’angolo”, “La favola belle”. E tuttavia alcuni di questi racconti, per esempio “Come la primavera”, “La bella Antonietta ”, ho pensato che avrebbero potuto benissimo diventare racconti lunghi .
Ho posto alcune domande all’autrice, che vive a Brescia, ma si sposta molto spesso in Toscana, e che ha al suo attivo un romanzo La casa a rotelle, e tre libri di poesia Affamati di senso, Lampi di un cielo profondo e Aria di mare, aria di vento.
Come nascono questi racconti? Nel corso del tempo o in un periodo relativamente breve? Hanno una loro storia? In un periodo relativamente breve, qualche anno, con alcune eccezioni. Ho sempre avuto interesse ad indagare i rapporti sentimentali, che tanto condizionano la nostra possibilità di essere sereni. Negli ultimi anni mi sono impegnata a creare una raccolta. Con amore.
Ami la forma racconto? Amo la forma racconto, come amo la poesia. Mi piace la sintesi, l’essenzialità. Mi piacciono i libri piccoli che si possono tenere facilmente in mano.
La copertina che ne simbolizza bene il titolo è tua. Ti diletti di disegno, anche? Si. Non so disegnare in senso stretto. So usare la linea, in genere velocemente, emozionalmente.
Si intuisce nei racconti un’idea forte su cosa dovrebbe essere l’amore e la difficoltà a viverlo nella società del consumo e del virtuale. Ci sono romanzieri, scrittrici, pensatori o pensatrici che ti hanno, in modi magari diversi, stimolato o influenzato? Fra gli scrittori di racconti mi piace moltissimo Cechov, poi Carver, Grace Paley. Fra i pensatori amo Buddha, il suo interesse a rendere la vita umana meno dolorosa e nonviolenta.
C’è un racconto che hai avuto la tentazione o il pensiero di romanzare? No, nessuna tentazione di romanzo; certo alcuni racconti potevano essere facilmente più lunghi.
Se tu dovessi fare un film corto su questi racconti, quale sceglieresti e perché? Forse sceglierei l’Angolo per farlo diventare un corto alla francese: dialoghi vivaci e primi piani che non si dimenticano.
Due amori vivi che trapelano da sfondo nei racconti sono il mare e la casa. E’ un’impressione giusta? Senz’altro il mare. Anche la casa, casa dolce casa, dove si legge e si scrive.
Carla Rosco. L’amore nonviolento. Pag. 127. Giovane Holden. Euro 13,00. con E-book
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