28 marzo 2021

"Il mare è rotondo" di Elvis Malaj

 

di Giulietta Isola

“Il momento in cui si perde è il momento in cui si accetta di aver perso, e può verificarsi all’inizio, senza neanche aver combattuto, o alla fine, o anche mai…questo mondo fa paura, però ha un punto debole; si piega alla persistenza.”

             "Un romanzo balcanico” vivace, picaresco, festoso, barbarico caratteristiche facilmente associabili ai popoli balcanici e slavi, in parte cliché in parte verità antropologica e di immaginario, il folclore più colorato è raccontato con un umorismo straniato che richiamano alla mente immagini di Kusturica e musiche di Bregovic

       E’ la storia di un sogno, quello di Ujkan di andare in Italia. Il primo tentativo fallisce in una scena tragicomica davanti alla costa pugliese, risparmia soldi per riprovarci, ma gli va tutto storto. Nelle pagine lo seguiamo nella sua vita quotidiana svagata e dissipatoria, lavoretti per sopravvivere , incontri inattesi, ha amici lamentosi e balordi, febbri improvvise, disavventure, pestaggi, vita da caffè e soprattutto l’infatuazione per Irena, 23 anni, bella e sfuggente, che alla fine conquisterà per estenuazione, dopo un corteggiamento comicamente irresistibile. 

        Il titolo, tratto da un romanzo dell’amico Sulejman, Il mare è rotondo è perfetta metafora per cui si torna sempre al punto di partenza. La struttura del romanzo è particolare: nella parte iniziale si stabiliscono le coordinate della storia di fondo che si ramificherà poi, nei capitoli successivi, in piccoli racconti a sé stanti che ritraggono l’isolamento di chi si sente straniero in casa propria e smarrito nella disperata ricerca di un senso. 

       Il carattere ferino della cultura albanese traspare nella violenza del turpiloquio (in albanese) e Malaj svincola la narrativa migrante dal dovere della testimonianza e dalla retorica della diversità: questi personaggi ci somigliano, anche se un po’ alieni, sono da una parte uniformati dalla globalizzazione, aspirano agli stessi consumi di tutti noi e dall’altra sono ancorati ad una subcultura che si rifà al mondo contadino ed ai codici tribali, Ujkan cerca di interpretare quello che è stato, cosa significa essere albanese, in un continuo dissidio con la precarietà e l’evoluzione di usi e consuetudini. 

        L’autore mette in scena l’ultimo avamposto comunista attraverso piccole ed ininfluenti vicende umane, sullo sfondo una periferia fatta di rottami, baracche con antenne paraboliche, strade polverose e vecchie Mercedes, utilizza una lingua scabra ed è molto efficace nei dialoghi, parla molto e con passione di scrittura, libri, storie, letteratura ed a un certo punto ingarbuglia la trama che arriva a somigliare ad un noir metropolitano, ma il gioco letterario è spassoso e raffinato, ci stupisce e ci accompagna, con la sua voce originalissima, verso l’inatteso, scoppiettante finale, ma solo dopo aver catturato la nostra attenzione con spazio, luoghi, tempi, relazioni, regole sociali diverse e insieme riconoscibili e l’incertezza di una gioventù che sgomita, con se stessa e con chi le sta vicino, che fa a botte con la propria vita e con quella degli altri. Elvis Malaj è una voce giovane che parla di resilienza e speranza, ma anche di allegria e futuro, la sua scrittura ha l’irruenza della gioventù, irrituale e virtuosistica, surreale e poetica accoglie le storie che vede fuori di sé per restituircele vitali attraverso il doppio sguardo dei suoi personaggi che hanno il piede in due mondi e ci raccontano l’Italia agognata ed immaginata dall’Altro. 

       Tenero, agro e consigliato.

IL MARE E’ ROTONDO 

 di ELVIS MALAJ 

Rizzoli Editore

Euro 18.00

 

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