26 marzo 2021

"Zorro. Un eremita sul marciapiede" di Margaret Mazzantini

 

di Rosanna Valentina Lo Bello

Questo libro di 66 pagine è un concentrato di amore che tocca nel profondo tutti i livelli emozionali che ognuno di noi possiede.

Si può  leggere in meno di un'ora ma rimane impresso per giorni con la voglia di approfondire, magari rileggendolo.

La dedica iniziale "A Sergio e al suo cane" può  sembrare banale ma assume, via via che si legge il libro,un significato importante e profondo.

Nelle prime pagine la Mazzantini spiega le motivazioni della scelta di questo monologo teatrale scritto per il marito attore Sergio  Castellitto.

" Cercavo una buona idea per Sergio Castellitto,per il suo talento  d 'attore ma non solo,qualcosa che desse voce alla sua parte muta...Pensavo a un monologo intimo eppure circense che gli desse la possibilità di sgangherarsi.

Perché ogni tanto viene voglia di stendersi sul guanciale dell'abbandono di dire: ma si, voglio essere molle e cagionevole, stupido e disdicevole".

Poi passa la parola a due voci narranti che si alternano e che fanno parte della stessa persona.

È  la storia di un uomo che per consapevole scelta diventa un senzatetto.

Zorro, così si chiama in onore al suo cane che non ha più ritrovato,vede nella marginalità un territorio privilegiato.

Indossa un guinzaglio al posto della cravatta e descrive il suo altissimo senso di dignità  e rispetto altrui.Si rivolge alle persone "normali definendoli"cormorani" e vede nel viver per strada il grande dono del tempo dilatato che ti permette di fermarti e guardare in faccia la gente.

Queste due voci narranti (lui uomo cormorano e lui barbone) ci fanno entrare lentamente e delicatamente nei vari episodi che la storia, per niente banale,ci offre. 

In un ritmo incalzante venature nostalgiche prendono corpo dentro spaccati di commozione pura e ricerca di una gentilezza accolta e data.

È  un libro pieno di poesia e mi hanno colpito in questo senso tre momenti:

1) il rapporto con le suore della mensa

2) l'abbandono del suo cane Zorro,obbligato dalla moglie

3) l'amore non corrisposto verso la moglie

In tanti punti della storia si passa dell'ironia alla comicità  spicciola quasi rappresentativa e ciò non stride con il linguaggio usato: senza fronzoli, nudo e crudo, quasi parlato come nella vita reale.

La Mazzantini usa un linguaggio non per essere solo letto ma per essere anche"sentito".

E " ..chi di noi in una notte di strozzatura d'anima,bavero alzato sotto un portico, non ha sentito verso quel corpo,quel sacco di fagotti  con un uomo dentro,una possibilità  di se stesso?

Margaret Mazzantini. Zorro. Un eremita sul marciapiede. Mondadori.

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