di Gianni Quilici
Vedo Itaca per sempre di Luigi Malerba a Lucca, nella piazzetta del libro. Lo sfoglio. Mi piacciono i caratteri e la carta, l’attaccatura delle pagine che rende i fogli distesi, facili a leggersi. Leggo l’inizio: il primo capoverso. E’ Ulisse in prima persona in riva al mare, risvegliato dal vento dopo un lungo sonno, seduto sulla costa sassosa, che dovrebbe essere Itaca, ma che ora non riconosce.
Lo sfoglio e mi accorgo che il romanzo è un’alternanza tra il punto di vista di Ulisse e quello di Penelope. Lo compro, perché penso che lo leggerò. E infatti sarà il primo romanzo che leggerò di Malerba, perché l’ho immaginato, per banale pigrizia, uno scrittore di seconda-terza fascia, da poter tralasciare, considerando quanti siano, tra i classici e le continue uscite, i romanzi che dovrei ancora assaporare per le loro qualità o per il dibattito che suscitano.
Itaca per sempre è appassionante e profondo e questi due elementi entrano in connubio, utilizzando la classicità dei poemi omerici, ma rendendola viva, contemporanea.
Ecco quindi il recupero di quel tempo: nei riti e nei miti, nei presagi della natura e dei responsi degli Dei, negli oggetti e negli abiti del Quotidiano, dentro il paesaggio sassoso e pastorale di Itaca, dominato , in assenza di Ulisse, da un potere feroce e parassitario, che immiserisce e opprime i suoi abitanti.
Luigi Malerba rappresenta tutto quanto con un linguaggio arioso e introspettivo e con una limpidezza di visione cinematografica .
Ma è (e vive) nell’incontro/scontro tra Ulisse e Penelope l’originalità e la modernità dell’opera. Penelope diventa, per intenderci, una sorta di femminista ante litteram. Essa testardamente e abilmente finge di non riconoscere Ulisse. Per orgoglio, perché, presentandosi egli come un mendicante, aveva dimostrato di non aver fiducia in lei; per risentimento, perché aveva vagabondato per dieci lunghi anni tra terre e mari dimenticandola;e infine perché era rimasta inorridita dalla ferocia con cui aveva massacrato i Proci.
Ma questo atteggiamento sagace e feroce, da lei stessa sofferto, aveva colpito e ferito Ulisse, lui così energico e astuto, fino al punto di metterlo in crisi e fargli decidere di fuggire povero e straccione, di nuovo verso l’avventura, senza più meta.
Questo scontro è colto nel
vortice convulso, contraddittorio e di andirivieni di pensieri. Flussi di
pensieri dei due protagonisti lontani dallo stilo spezzato e frammentato di un
Joyce, più vicini, per fare un nome, a quello utilizzato in molti suoi romanzi
da uno Schnitzler.
Ne viene fuori un romanzo, in cui è la profondità stessa dello scontro psichico di due personaggi di grande spessore (tanto più se uomo e donna) che dà azione e che narrativamente appassiona.
Luigi Malerba.
Itaca per sempre.
Mondadori.
Marzo 1997.
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