di Silvia Chessa
Mi sono accostata a questo autore, e alla montagna, grazie ad un amico che, più montanaro di me, mi ha fatto superare il mio complesso di inferiorità, da cittadina, rispetto al mondo montanaro che vedevo inaccessibile per me, sprovvista dell’adeguata preparazione, sia teorica che fisica.
Ho poi scoperto che lo stesso Camanni sostiene, in ambito urbanistico e strategico, la necessità di una mediazione fra chi arriva, da fuori, trasferendosi in montagna. E forse una mediazione serve anche per chi approccia, da lettore, temi a lui distanti ma affascinanti.
Il libro si apre con una valanga, un seracco staccatosi dal Monte Bianco, in giugno. Una valanga che travolge, come un treno, una donna. La schiaffeggia, la schiaccia a terra, la soffoca e, per poco, non la uccide.
Al ritrovamento della donna provvede una bravissima guida alpina, Nanni Settembrini. Il quale Nanni, in seguito, affezionatosi alla donna salvata, si impegnerà a seguirla anche nelle successive fasi di guarigione, e recupero dal trauma subito, trovando egli sostegno e stimolo in una ragazza, Martina, anch'essa presente sul monte al momento della valanga.
La sopravvissuta, diventa, per Nanni e Martina, motivo di coesione, e Martina, figura interessante anche per le sue asperità ed ombre, riesce, con la sua giovanile energia, a far scattare, in Nanni, la molla della curiosità e dell'avventura alla ricerca del passato e della verità.
E siccome la letteratura è, anche, quell'arte e quella sapienza di trasformare in metafora ciò di cui si scrive, possiamo immaginare la pandemia per il covid19 come una gigantesca valanga mondiale.
La valanga come la pandemia.
Peraltro la sintomatologia del soffocamento è incredibilmente affine. (“lo schiaffo, ..l’onda, ..vorrebbe tossire ma ai polmoni manca lo spazio per gonfiarsi. Si sente annegare. Si lascia affondare.”)
La neve, solo in apparenza soffice e morbida, può diventare, quando frana a valanga sugli alpinisti, dura e spietata come una colata di cemento, schiacciando e soffocando le vittime.
Una regola fondamentale è quindi non sottovalutarla o sfidarla, ma conoscerla e temerla.
Altra tacita legge del mondo degli alpinisti è quella del reciproco soccorso, “un alpinista traditore, che si slega a bruciapelo e fugge” è qualcosa di raro e quasi impensabile. Da questo assunto, infatti, partono le domande e le indagini di Nanni e Martina.
Enrico Camanni ha il grande merito di portare la montagna - intesa come sistema culturale, disciplina, oltre che oggetto estetico- alla portata di tutti quelli che ne percepiscono da lontano il fascino e vorrebbero saperne di più. Ma soprattutto Cavanni utilizza la montagna come metafora e filosofia di vita.
Nanni racconta alla sua amica Martina di come neofiti dai grandi entusiasmi si possano presto smontare e avvilire se la loro guida li asseconda ad un approccio sbagliato alla montagna. Che non tenga conto di quanti contrattempi e sconfitte intervengano prima di arrivare alla cima e raggiungere un buon livello come alpinista. In questo parlare di alpinismo l’autore ci sta dando fondamentali indicazioni per affrontare qualsiasi progetto o impegno professionale di una certa entità.
Scalare è una palestra di pazienza, se immaginiamo la vita come piena di pareti, dove la tenacia, la consapevolezza dei propri limiti unita alla volontà di superarli, e la fedele collaborazione dei compagni di cordata sono i requisiti per la buona riuscita di ogni impresa.
L'utopia montanara di Camanni va contro il conformismo delle nevi sparate dai cannoni, e in direzione del recupero e della valorizzazione delle qualità e caratteristiche naturali della montagna (il silenzio, il distanziamento naturale..la lentezza).
Sarebbe una buona bussola per gestire la crisi odierna ridisegnando, in ogni settore, confini e passaggi più flessibili, rispettosi dell’ambiente e della natura che ci circonda, come della nostra natura, umana, ineguagliabile nei suoi limiti ma anche nelle sue qualità.
“Una coperta di neve”
Enrico Camanni
I Edizione: Il Giallo Mondadori, marzo 2020
Editore: Mondadori
Pagine: 296 p.
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